Wiener Philharmoniker e Hrusa
- Lorenzo Giovati
- 30 ago 2023
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 13 set 2023
Salisburgo, Großes Festpielhaus. 29 Agosto 2023
Il Festival era ormai in dirittura d'arrivo e, anche la serie di concerti sinfonici dei Wiener Philharmoniker, stava giungendo al termine. Sul podio vi era Jakub Hrusa mentre Igor Levit era al pianoforte.
Il programma comprendeva il secondo concerto per pianoforte e orchestra op.83 di Brahms e l'ottava sinfonia di Dvorák.
L'interpretazione che Igor Levit, artista dell'anno 2020, ha offerto del concerto di Brahms mi è piaciuta. Il suo è un pianoforte elegante, dalla sonorità profonda. Mi ha tuttavia regalato poche emozioni, a differenza di quelle che ho provato ascoltando Barenboim, Zimerman o Pollini.
Hrusa è, senza ombra di dubbio, un bravissimo direttore nell'intero repertorio della musica classica. Il suo Brahms, pur non presentando particolari innovazioni, è comunque classico ed eseguito molto bene. La sua interpretazione di Dvorak è invece da ricordare, forse una delle migliori che oggi si può sentire. Ne ho avuto la conferma quando ho avuto la fortuna di sentire a Roma, con l'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una sua esecuzione della sinfonia "Dal Nuovo Mondo", che anche in quell'occasione fu meravigliosa.
La sua direzione è molto coinvolgente, sicura e "diversa" da tutte le altre che si sentono oggigiorno.
Ottima anche l'orchestra. Unica perplessità riguarda la sezione dei corni, che quest'anno non ho trovato brillante come gli anni passati. Il suono non è più così pulito e "scavato", ma non di rado è quasi "metallico".