Recital Schrott
- Lorenzo Giovati
- 21 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Milano, Teatro alla Scala. 9 Novembre 2025.
Il recital di Erwin Schrott al Teatro alla Scala di Milano, accompagnato al pianoforte da Alessandro Amoretti, si è rivelato una serata piacevole e intelligentemente concepita, in cui la musica ha dialogato con la biografia, i ricordi e l’affetto del baritono per l’Italia. Tra un brano e l’altro, Schrott ha preso il microfono per raccontare aneddoti e per spiegare il significato personale delle pagine scelte, lasciando talvolta spazio allo stesso Amoretti, che ha introdotto i brani con sobrietà e chiarezza. Questo continuo scambio ha creato un clima conviviale, mai serioso, restituendo un’idea di recital come occasione di incontro. Musicalmente, Schrott ha offerto un canto sempre intonato, curato, ricco di sfumature e di una naturale capacità di modulare i colori. Amoretti, per parte sua, ha mostrato un tocco raffinato, una sensibilità acuta e un’intesa totale con il baritono. Un programma variato, studiato con attenzione, che celebrava l’Italia.
Il concerto è iniziato con Intorno all’idol mio di Cesti, interpretato con naturalezza e von un fraseggio delicato ed elegante. Schrott ha saputo far risaltare la dolcezza del brano, sostenuto da un pianoforte limpido e attento alla respirazione del canto. È stata proposta poi Amarilli, mia bella di Caccini, resa con sobrietà e una tensione espressiva misurata.
Sono seguiti i due brani di Mozart (Per questa bella mano K 612 e Così dunque tradisci K 432/421a), affrontati con brillantezza e un senso teatrale spontaneo. Schrott ha sottolineato come la tonalità della prima aria coincida con quella di Madamina, e l’ha così interpretata, immaginando il punto di vista di un ipotetico Leporello, scelta che ha dato al brano un colore interpretativo vivace e coerente.
È giunto poi il momento del Liebestod wagneriano nella trascrizione lisztiana, eseguito con un’intensità raccolta. Amoretti ha modellato la scrittura pianistica con notevole padronanza, creando un momento particolarmente delicato.
I Tre Sonetti del Petrarca di Liszt hanno offerto a Schrottl’occasione di un lirismo più espanso. Senza indulgere, ha modellato i versi con eleganza e buon gusto, mentre Amoretti ne ha accompagnato le inflessioni emotive con sensibilità e con precisione.
Le Chansons de Don Quichotte di Ibert hanno introdotto un cambio di atmosfera: qui Schrott ha messo in luce le diverse tinte dei brani, che sono emerse con chiarezza.
È stata proposta poi al pianoforte la Mélodie op. 3 n. 3 di Rachmaninov, in una rara versione impreziosita da numerosi abbellimenti che sono frutto di una trascrizione estemporanea di alcune improvvisazioni del compositore stesso durante un concerto.
Il gruppo delle canzoni di Tosti ha chiuso il programma principale con eleganza e calore. Schrott ne ha valorizzato il gusto italiano, sfoggiando un fraseggio pulito; Amoretti, con il suo tocco luminoso e misurato, ha contribuito a creare un clima cameristico autentico e ascoltabilissimo. Particolarmente riuscita "E' morto Pulcinella".
Come bis, Schrott ha offerto prima Ella giammai m’amò, eseguita con un’intensità sobria e ben calibrata, poi Rojotango, chiusura brillante e comunicativa che ha ribadito la natura conviviale del concerto. Una serata piacevole, curata, costruita con intelligenza e pienamente riuscita.










