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Così fan Tutte • Soddy

  • Lorenzo Giovati
  • 11 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Milano, Teatro alla Scala. 5 Novembre 2025.

Con un Così fan tutte che si trasforma in un vero e proprio reality show, la stagione lirica 2024/2025 del Teatro alla Scala di Milano si è conclusa nel segno della modernità, dell’intelligenza teatrale e di una straordinaria coesione tra scena e musica. L’idea di Robert Carsen, regista acclamato e ormai presenza stabile sui più prestigiosi palcoscenici internazionali, ha sorpreso e conquistato il pubblico scaligero, che lo ha applaudito con convinzione e senza la minima ombra di contestazione, nonostante la sua rilettura radicale del capolavoro mozartiano, lontana dall’estetica settecentesca.


Carsen ha ambientato l’intera vicenda in un grande studio televisivo rotante, trasformando il “dramma giocoso” mozartiano in una puntata del reality “La scuola degli amanti”, richiamo diretto al titolo alternativo con cui l’opera veniva conosciuta già ai tempi di Mozart. Le dinamiche dell’inganno orchestrato da Don Alfonso diventano così un esperimento mediatico sulla fedeltà e sulla finzione dei sentimenti, osservato e manipolato sotto le luci impietose delle telecamere. Gli spettatori si sono ritrovati proiettati in un contesto pienamente contemporaneo, in cui le coppie di amanti sono diventate i concorrenti di un reality che, con sottile ironia, smaschera la fragilità dei sentimenti umani, rimanendo però fedele allo spirito e alle intenzioni di Mozart. L’intuizione registica di Carsen non ha tradito mai il testo mozartiano, ma lo ha anzi esaltato in una prospettiva contemporanea. L’idea di “gioco”, cardine del libretto di Da Ponte, ha qui trovato una nuova forma di rappresentazione, immersa nel linguaggio della cultura di massa. Solo la figura di Despina, presentata come un’esuberante conduttrice del reality, è apparsa leggermente meno approfondita nella definizione psicologica, quasi schiacciata dal tono farsesco della messa in scena.


Sul piano musicale, la produzione ha raggiunto vette di altissimo livello. Alexander Soddy, sul podio, ha firmato una direzione limpida, energica e raffinata, capace di coniugare il brio teatrale con una finezza stilistica di raro equilibrio. Il suo Mozart non indulge mai in manierismi, né in eccessi baroccheggianti: privilegia la chiarezza e l'eleganza del fraseggio, la brillante articolazione delle dinamiche e un’attenzione costante al respiro drammatico del canto. La concertazione accompagna e sostiene i cantanti con una sensibilità sempre attenta ai mutamenti di tono, alle sfumature dei recitativi e al gioco continuo tra leggerezza e malinconia che attraversa l’opera. L’orchestra del Teatro alla Scala, in eccellente forma, gli ha risposto con un suono vellutato e con una reattività esemplare, mentre il coro, preparato da Alberto Malazzi, si è distinto per compattezza e precisione nei brevi ma incisivi interventi.


Nel cast hanno spiccato interpreti di grande valore, accomunati da un evidente affiatamento scenico e da un gusto musicale impeccabile.

Tra tutti la collaudata e sempre valida coppia formata da Giovanni Sala e Luca Micheletti, rispettivamente Ferrando e Guglielmo. Giovanni Sala ha delineato un Ferrando luminoso, dal timbro chiaro e morbido, dal fraseggio elegante e dal controllo tecnico impeccabile: la sua “Un’aura amorosa” si è distinta per naturalezza espressiva.

Al suo fianco, il Guglielmo di Luca Micheletti ha convinto per presenza scenica, intelligenza interpretativa e attenzione alla parola scenica. La sua linea di canto è stata sempre curata, la dizione nitida, l’intento teatrale brioso, mostrando tutta la sua affinità con il repertorio mozartiano, di cui è probabilmente uno degli interpreti più validi.


Gerald Finley ha prestato al personaggio di Don Alfonso la sua voce di nobile pastosità e un eccellente controllo del fraseggio. Il suo Alfonso è meno cinico, ma più elegante manipolatore, un osservatore che orchestra il gioco amoroso con ironia distaccata, ma mai caricaturale, padrone assoluto della scena ogni volta che interviene.


Sul versante femminile, Elsa Dreisig e Nina van Essen hanno dato vita a una coppia di sorelle ferraresi perfettamente equilibrata.

La Fiordiligi di Elsa Dreisig ha incantato per ampiezza vocale, sicurezza negli acuti e sensibilità nel rendere i contrasti interiori del personaggio; “Come scoglio” ha risuonato con una tensione emotiva costante.

Nina van Essen, Dorabella dal timbro caldo e dalla voce flessibile, si è mossa con eleganza tra vivacità e tenerezza, offrendo un ritratto pienamente convincente e coerente.


Più annebbiata, ma non priva di fascino, la Despina di Sandrine Piau: il registro brillante e arguto richiesto dal ruolo non corrisponde pienamente alle sue qualità vocali più liriche e levigate. Tuttavia, la cantante ha compensato i limiti con professionalità e spirito di gioco, risultando una presenza scenica solida.


Nel complesso, un Così fan tutte di altissimo livello, tanto per la qualità musicale, quanto per la lucidità della visione teatrale. Carsen ha firmato uno spettacolo che è riuscito a essere al tempo stesso ironico, attuale e fedele allo spirito mozartiano, mentre Soddy e i cantanti hanno restituito una lettura di straordinaria eleganza. Gli applausi finali, prolungati e calorosi, hanno salutato una produzione che chiude in bellezza la stagione.


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