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Recital Grigorian / Fredriksson

  • Lorenzo Giovati
  • 2 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Milano, Teatro alla Scala. 19 Ottobre 2025.

In una stagione che scivola lentamente verso la conclusione mentre già si avverte l’ombra del 7 dicembre, il Piermarini ha giocato una carta vincente: un recital vocale di altissimo livello. Asmik Grigorian, oggi tra i soprani più interessanti per maturità interpretativa e duttilità tecnica, ha condiviso il palcoscenico con Karl-Magnus Fredriksson, suo maestro e baritono di solida scuola, accompagnati da Hyung-ki Joo, pianista di fine intelligenza musicale.


La serata si è aperta, come d'altronde altro non si poteva fare, con tre vocalizzi d’autore, ovvero esercizi di riscaldamento vocale trasformati in veri e propri brani da concerto grazie alla sensibilità di grandi compositori. Così si sono susseguiti in ordine Maurice Ravel, con la sua sensuale e flessuosa Habanera, Gabriel Fauré, con l’elegante e rarefatto Vocalise-Étude, e infine Sergej Rachmaninov, con la celebre Vocalise op. 34 n. 14, pagina di struggente malinconia. In tutti e tre i brani Asmik Grigorian ha saputo modulare la voce con un controllo e una morbidezza sorprendenti, scolpendo ogni suono con un’intelligenza musicale che trasforma il puro esercizio tecnico in espressione autentica. Subito dopo, le stesse impressioni si sono riscontrate anche nella Piccola serenata di Leonard Bernstein, non un vocalizzo apertamente dichiarato, ma molto simile nella forma.


Un intermezzo pianistico ha messo in luce l’abilità di Hyung-ki Joo con il Preludio op. 23 n.4 di Rachmaninov, eseguito con eleganza e controllo assoluti. Il tocco, sempre rotondo e misurato, ha restituito al brano la sua malinconia trattenuta.


Fredriksson ha quindi presentato le Songs of Travel di Ralph Vaughan Williams, ciclo di rara sensibilità, giocato sull’equilibrio fra nostalgia e quiete interiore. La voce del baritono, brunita e omogenea, ha proiettato un suono ampio, ma mai spinto, mettendo in mostra un legato di grande qualità. Ogni parola è stata modellata con attenzione, e la pronuncia inglese, armoniosa e limpida, ha reso pienamente la poesia del testo, senza irrigidire la linea melodica. Nei momenti più intimi la voce si è raccolta in una mezza voce stabile e ben sostenuta; nei passaggi più aperti, l’emissione si è dilatata con naturale continuità, mantenendo sempre il controllo del fiato. Joo lo ha accompagnato con un pianismo terso e proporzionato.


Dopo l’intervallo, la Grigorian ha affrontato i Vier letzte Lieder di Richard Strauss nella versione con pianoforte, una prova di equilibrio e di concentrazione. Senza il sostegno orchestrale, il canto si è imposto per purezza di linea e profondità espressiva. In Frühling, la voce si è schiusa con calore e fluidità, mantenendo un legato perfetto anche nei passaggi più estesi; September ha trovato il suo centro in una malinconia serena, resa con un fraseggio denso di sfumature; Beim Schlafengehen ha avuto un andamento quasi contemplativo; Im Abendrot ha sigillato il ciclo con un suono disteso, in cui la cantante ha mostrato la capacità di unire dolcezza e incisività. In questa sezione, il pianoforte di Joo si è rivelato un interlocutore musicale di rara sensibilità: il suono, sempre calibrato, ha suggerito un sostegno solidissimo.


Fredriksson ha offerto nei Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler una lettura raccolta e coerente, priva di enfasi, ma ricca di introspezione. Il canto, sempre controllato e ben sostenuto, ha privilegiato la continuità narrativa alla contrapposizione dei contrasti, costruendo un arco espressivo unitario e misurato. Accanto a lui, Joo lo ha accompagnato con lucidità e precisione.


Il finale a due voci, dedicato a quattro Lieder di Strauss, ha avuto il tono di un omaggio reciproco. Cäcilie, interpretato dalla Grigorian, è stato un turbine controllato, risolto in un finale luminoso, ma non forzato; Allerseelen, affidato a Fredriksson, ha respirato in frasi lunghe, con un fraseggio morbido e una compostezza nobile. In Morgen, la Grigorian ha raggiunto il momento più alto della serata: voce sospesa, piani di cristallo, una concentrazione che ha reso la pagina di Strauss pura contemplazione. Dopo il brano, la cantante ha rivolto al collega parole di ringraziamento semplici e sincere, prima di intrecciare con lui Zueignung, chiusura intensa e appassionata, in cui le due voci si sono fuse con naturale equilibrio, sorrette da un pianoforte misurato e limpido.


Il bis, introdotto da un breve aneddoto di Joo sul figlio, è stato una sua composizione dal carattere di ninna nanna, costruita su armonie morbide e movimenti cullanti di terze e seste. L’atmosfera raccolta e la semplicità del brano hanno sigillato la serata con una tenerezza discreta, mai sentimentale.


Hyung-ki Joo si è confermato pianista di grande finezza, discreto e sensibile nel dosare timbri e dinamiche. Asmik Grigorian, tra le più grandi soprano del nostro tempo, ha unito dominio tecnico e profondità interpretativa, mentre Karl-Magnus Fredriksson, interprete di lunga esperienza, ha offerto un canto saldo, denso di colore e riflessione.


Ne è scaturita una serata di limpida musicalità, segnata da una dolcezza intima e da un equilibrio che ha restituito al recital la sua più autentica essenza.


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