Händel, Bach e Haydn • Dantone
- Lorenzo Giovati
- 20 mar
- Tempo di lettura: 4 min
Parma, Auditorium Paganini. 13 Marzo 2025.
All’interno della propria quarantanovesima stagione di concerti, come già l’anno scorso, la Filarmonica Arturo Toscanini ha proposto il concerto di un’orchestra ospite e “gemella”, come l’ha definita il sovrintendente Ruben Jais, prima dell’esibizione di giovedì 13 u.s. Da Trento è scesa all’Auditorium Paganini di Parma l’Orchestra Haydn, che la settimana prima aveva ospitato l’orchestra emiliana. Alla guida all’ensemble trentino, si è esibito il maestro Ottavio Dantone, in un programma a lui decisamente congeniale.
La serata si è aperta con la Suite n. 1 della Musica sull’acqua di Händel, raccolta di danze orchestrali commissionata da Giorgio I di Gran Bretagna e Irlanda per allietare la sua navigazione sul Tamigi nel 1717. La cronaca dell’epoca racconta di un entusiasmo tale da spingere il sovrano a richiederne l’esecuzione integrale per ben tre volte. L’altra sera, la lettura del maestro Dantone ha restituito con freschezza e con brillantezza il carattere variegato della suite, evidenziandone il raffinato equilibrio tra fasto e agilità ritmica. Dantone è stato, non solo direttore, ma anche clavicembalista, seduto davanti a un meraviglioso strumento rosso, dal quale ha contribuito a dare ulteriore profondità alla resa stilistica. L’Ouverture iniziale, solenne e dal portamento nobile, ha avuto una resa incisiva e ben articolata. Nei movimenti successivi, la Hornpipe ha brillato per vivacità e slancio, grazie ad un fraseggio orchestrale preciso e a un uso sapiente delle dinamiche, mentre la Bourrée e il Minuetto hanno mantenuto una grazia misurata, senza mai perdere di definizione nel gioco delle voci strumentali. L’ultimo movimento, con la sua scrittura ritmicamente incalzante, ha visto il gesto del maestro Dantone guidare con sicurezza e con precisione l’orchestra, garantendo una coesione impeccabile tra le sezioni. Il respiro della frase e la gestione delle tensioni dinamiche hanno dato forma a un finale di grande eleganza e brillantezza, suggellando un’esecuzione che, sebbene non abbia indotto la richiesta il bis integrale come ai tempi di Giorgio I, ha saputo conquistare il pubblico con la sua chiarezza interpretativa e il suo dinamismo.
Successivamente il programma ha proposto la Suite per orchestra n. 4 di Johann Sebastian Bach, compositore che, in un certo senso, sta a Händel come Verdi sta a Wagner. Bach e Händel, entrambi nati nel 1685, svilupparono linguaggi molto diversi: il primo fu un innovatore, capace di spingere la scrittura polifonica e armonica verso nuove possibilità espressive, che avrebbero influenzato Haydn e i compositori successivi; il secondo rimase più legato alla tradizione, privilegiando l’eufonia melodica. Anche in questa suite, Dantone ha svolto un doppio ruolo, dirigendo con la consueta autorevolezza, ma al contempo accompagnando al clavicembalo, conferendo un ulteriore senso di organicità alla lettura. Il Bourrée e il Gavotte hanno brillato per la loro freschezza ritmica, grazie a un’attenta gestione del fraseggio e a un articolato gioco dinamico, che ha mantenuto viva l’espressività, senza mai perdere il rigore stilistico. Il Réjouissance conclusivo, tra i momenti più trascinanti della suite, ha trovato nell’interpretazione di Dantone un perfetto equilibrio tra slancio e chiarezza polifonica, con l’orchestra che ha risposto con precisione e brillantezza. Il suono cristallino del clavicembalo, perfettamente integrato nel tessuto orchestrale, ha aggiunto un ulteriore elemento di vivacità a un’esecuzione che ha saputo coniugare energia e raffinatezza.
Dopo la pausa, è stata eseguita la Sinfonia n. 98 di Franz Joseph Haydn, compositore universalmente riconosciuto come il padre della sinfonia. Tra gli elementi più caratteristici del suo stile spiccano l’inventiva formale, il senso dello humor musicale e una vivacità capace di sorprendere l’ascoltatore. Una leggerezza espressiva che, tuttavia, contrastava con la sua vita privata: il matrimonio con Maria Anna Theresia Keller fu infelice, segnato da incomprensioni e da un’indifferenza reciproca. La moglie, dal carattere difficile e completamente disinteressata alla musica, fu definita dallo stesso Haydn come una “bestia infernale”. Il maestro Dantone ha restituito un Haydn raffinato ed equilibrato, evitando, sia un’interpretazione eccessivamente vivace, sia una lettura baroccheggiante. L’Allegro iniziale si è distinto per una gestione impeccabile dei contrasti dinamici e per la chiarezza delle sezioni tematiche. Il secondo movimento, Adagio cantabile, ha rivelato un lato più intimo e malinconico della sinfonia. Secondo alcuni studiosi, Haydn avrebbe voluto rendere omaggio a Mozart, morto da poco, e in effetti l’atmosfera di questa pagina si distingue per una dolcezza che sembra quasi un commosso tributo. Dantone ha diretto con sensibilità, scegliendo un fraseggio delicato e un suono morbido. Nel Menuet, il maestro ha valorizzato il carattere energico e al tempo stesso aristocratico della danza, curandone con precisione il ritmo e la pulsazione. Il Finale, un brillante Presto, ha concluso la sinfonia con grande slancio. Il maestro Dantone ha proposto una lettura molto delicata delle battute finali, eseguite nella versione originale con l'accompagnamento del clavicembalo.
La prestazione dell’Orchestra Haydn è stata eccellente. Dal velluto morbido degli archi alla precisissima vivacità dei fiati, l’insieme ha brillato per compattezza e flessibilità. L’omogeneità del suono ha permesso di esaltare, tanto la ricchezza timbrica, quanto lo stile impeccabile delle esecuzioni. Il dialogo tra le sezioni è stato sempre fluido, contribuendo a una resa luminosa e stilisticamente impeccabile.
La serata si è conclusa con un bis tratto dalla Suite n. 1 di Händel, il Minuetto, eseguito con la stessa grazia e precisione che avevano caratterizzato l’intero concerto. Più che una serata travolgente, è stata un’esibizione di grande classe, in cui la pulizia stilistica e la coerenza interpretativa hanno prevalso sull’impatto emotivo. Un concerto che ha confermato la solidità dell’Orchestra Haydn e la maestria di Ottavio Dantone.