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Gershwin, Rachmaninov e Mussorgsky • Trevino

  • Lorenzo Giovati
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Milano, Teatro alla Scala. 24 Novembre 2025.

Il centenario dalla nascita di Umberto Veronesi ha offerto l'occasione per una serata benefica densa di significato, nella quale l'aspetto musicale e quello filantropico hanno saputo congiungersi in modo eccellente. La Fondazione intitolata al celebre oncologo ha trovato nel Teatro alla Scala un partner ideale, non solo per ragioni simboliche, ma anche per la disponibilità della sala e soprattutto dell'orchestra, che ha partecipato con generosità e con professionalità. Sul podio, il direttore texano Robert Trevino ha confermato la sua caratura di serio professionista, mostrando una lucidità interpretativa e una solidità musicale eccellente, rese ancor più evidenti dalla complessità del contesto che lo ha obbligato a preparare un programma impegnativo nel mentre l'orchestra era coinvolta in un concerto con il maestro Barenboim e nei febbrili allestimenti della complicatissima "Lady Macbeth del Distretto di Mcensk". Eppure, il maestro Trevino ha saputo ottenere compattezza, precisione e un suono di qualità.


Dopo il saluto formale di Paolo Veronesi e il commosso ricordo per la recente scomparsa di Ornella Vanoni, il concerto si è aperto con un saluto musicale di grande vitalità: la Cuban Ouverture di George Gershwin. Sin dalle prime battute, il maestro Trevino ha impresso al brano una sferzata di energia contagiosa, grazie ad una chiarezza di gesto che ha permesso agli strumentisti di restituire pienamente il carattere ritmico e brillante della pagina. L'orchestra scaligera ha risposto con un suono luminoso, scattante, a tratti quasi scintillante per precisione negli attacchi e per gestione delle dinamiche. Il gioco delle percussioni e la nitidezza delle linee dei legni hanno contribuito a un risultato seducente, appropriato allo spirito "cubano" evocato da Gershwin.


È seguita la Rapsodia su un tema di Paganini di Rachmaninov. Qui Trevino ha curato con attenzione la progressione emotiva, evitando il rischio di una narrazione eccessivamente uniforme. Le variazioni sono risultate caratterizzate, ciascuna con una propria tinta, senza mai però perdere il senso unitario. Sul piano solistico, il giovane Arsenii Moon ha dato un contributo prezioso, mostrando una tecnica eccellente, una sicurezza imperturbabile nei passaggi più insidiosi e buona partecipazione emotiva.


Senza intervallo, il maestro Trevino ha poi guidato l'orchestra nei celebri "Quadri di un'esposizione" di Mussorgsky nella celeberrima orchestrazione di Ravel. Pagina frequentatissima, e per questo doppiamente difficile da affrontare, senza incappare nella routine. Il maestro Trevino ha invece proposto una lettura personale, ben ponderata, costruita con rigore narrativo e on sensibilità. Ogni quadro ha presentato un carattere definito e una diversa temperatura timbrica: dalla la pesantezza esasperante di "Bydlo" all la grandiosità della "Grande porta di Kiev" resa con ampiezza di suono.


La Filarmonica della Scala ha risposto con un suono compatto e luminoso, con una sezione archi particolarmente omogenea e un reparto percussioni di notevole efficacia. Alcune instabilità nelle intonazioni degli ottoni non hanno incrinato la solidità complessiva.


Un concerto dall'intento nobile e dal risultato pregevole.


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