Otello • Kunde, Micheletti, Balbo
- Lorenzo Giovati
- 5 giorni fa
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Busseto, Museo Renata Tebaldi. 29 Luglio 2025.
Nel cuore di Busseto, in prossimità del luogo natale di Giuseppe Verdi, il Museo Renata Tebaldi custodisce e tramanda la memoria di una delle voci più amate del Novecento. Non è soltanto un luogo di esposizione, ma uno spazio vivo, dove il ricordo della celebre “voce d’angelo” si rinnova grazie a iniziative che ne celebrano il profondo legame con questa terra. Proprio in quest’ottica, il Museo ha proposto quest’anno una pregevole rassegna di concerti estivi, ospitata nel parco di Villa Pallavicino, cornice di grande fascino storico e naturale.
Il concerto conclusivo di questa rassegna, forse anche il più atteso, era dedicato a due pilastri dell’arte canora italiana: Carlo Bergonzi e Renata Tebaldi. L’idea di proporre, in forma semiscenica e con accompagnamento pianistico, un’ampia selezione di pagine dall’Otello di Verdi, affidata a Gregory Kunde (Otello), Luca Micheletti (Jago) ed Elisa Balbo (Desdemona) si è rivelata assai felice: non un’antologia di arie isolate, ma una costruzione drammaturgica continua (fatta eccezione per le parti affidate al coro e ad altri interpreti), interrotta soltanto al termine di ciascun atto. Il risultato è stato di rara coerenza e di pregevole godibilità.
La qualità degli interpreti, già chiara “sulla carta”, è stata confermata pienamente in esecuzione, in cui tutti hanno mantenuto uno standard interpretativo di alto livello, nonostante il carattere amichevole della serata.
In primo piano si è indubbiamente posto l’Otello di Gregory Kunde, artista dalla carriera straordinaria, oggi settantunenne, il quale affronta il ruolo con una padronanza che trascende la mera tecnica: la sua è un’interpretazione che coniuga un controllo vocale impeccabile a un fraseggio di rara intensità e di oggi inarrivabile proprietà. L’emissione, pur a tratti segnata dal tempo, conserva una solidità sorprendente, mentre l’intelligenza musicale permette a Kunde di scolpire ogni parola, con senso teatrale e con lucidità interpretativa. Dal travolgente “Esultate!” al duetto con Desdemona, dalla tensione della scena con Jago alla desolazione del “Dio! mi potevi scagliar”, non vi è stato un momento di stanchezza o di incertezza che abbia incrinato la sua prova: un Otello ancora capace di lasciare un segno profondo.
Accanto a lui, Luca Micheletti ha confermato di essere tra i più interessanti interpreti odierni del repertorio verdiano. Il suo Jago è un magistrale lavoro di cesello attoriale e vocale: la cura minuziosa della parola si fonde a una vocalità dal timbro pieno e seducente, capace di passare dal mellifluo insinuarsi nelle debolezze di Otello alla spietata durezza del “Credo in un Dio crudel”. Ogni accento è pesato, ogni frase costruita con rigore e con soppesata intenzione: un’interpretazione tanto studiata, quanto naturale e convincente nella resa drammaturgica.
Elisa Balbo, nel ruolo di Desdemona, non si è lasciata oscurare dalle due forti personalità artistiche che la affiancavano. La sua vocalità, luminosa e levigata, si è distintaper la pulizia dell’intonazione, per la sicurezza tecnica e per un’evidente maturità interpretativa. Il personaggio è emersocome figura delicata e intensa allo stesso tempo, capace di sostenere il confronto con l’Otello di Kunde senza mai apparire in secondo piano. Particolarmente apprezzabile è stata l’“Ave Maria”, eseguita con un filo di voce emessa con morbidezza e sorretta da un controllo del fiato che ha reso l’atmosfera sospesa e delicata.
Al pianoforte, il maestro Davide Cavalli ha offerto un accompagnamento rispettoso delle singole volontà interpretative e affidabile sotto il profilo tecnico. Tuttavia, l’assenza di un’adeguata amplificazione e la limitata potenza di un mezza coda del pianoforte hanno un poco penalizzato la resa sonora, specie nei passaggi in cui l’orchestra di Verdi, qui ridotta al pianoforte, avrebbe dovuto sostenere la tensione drammatica. Alcune sezioni più concitate hanno sofferto di un leggero calo di precisione nell’articolazione delle note, ma nel complesso l’accompagnamento si è rivelato corretto, pur senza imprimere un carattere davvero incisivo alla parte orchestrale.
La serata, resa ancor più gradevole da un’insolita frescura estiva, si è comunque confermata come un appuntamento di grande fascino.