top of page

Andrea Chenier • Lanzillotta

  • Lorenzo Giovati
  • 5 mag
  • Tempo di lettura: 5 min

Parma, Teatro Regio. 3 Maggio 2025.

Dopo tre titoli (Giovanna d'Arco, Il barbiere di Siviglia e La bohème) la cui proposta ha lasciato un senso diffuso di delusione tra gli appassionati, il Teatro Regio di Parma ha calato il suo asso nella manica. Come titolo finale della stagione lirica 2025 (che si chiuderà ufficialmente con il concerto celebrativo Regio 196, per l’anniversario del teatro), il Regio ha messo in scena Andrea Chénier, la celebre opera di Umberto Giordano, affidandola a una compagine artistica che, già sulla carta, appariva ben più solida e convincente rispetto a quella delle precedenti proposte. Le aspettative, alte e giustificate, non sono state deluse: lo spettacolo ha saputo restituire alla stagione una dignità artistica che sembrava offuscata, suggellando un meritato trionfo.


Merito, oltre che dei cantanti, anche della direzione musicale di Francesco Lanzillotta, un musicista di ottima scuola, che del mestiere del direttore fa un esercizio di serietà, di rigore e di sensibilità. La sua concertazione è stata sempre attenta e ben equilibrata, capace di accompagnare i cantanti con grande intelligenza, assecondandoli, ma senza rinunciare, al tempo stesso, a una lettura personale della partitura. Lanzillotta ha saputo esaltare, tanto la liricità delle pagine più intime, quanto l’impeto drammatico delle scene corali, conferendo all’opera un respiro teatrale ampio e coinvolgente. La sua è stata una direzione partecipe e controllata, che ha saputo animare l’orchestra senza mai perdere la coerenza stilistica, contribuendo così in modo efficace il successo dell’intera serata.


Di buon livello, alla sua guida, è stata  la prestazione dell’Orchestra Filarmonica Italiana, che ha offerto una prova attenta e ricca di sfumature. Gli archi, morbidi e compatti, hanno restituito un suono omogeneo e vellutato, mentre le sezioni dei fiati si sono distinte per precisione. La concertazione di Lanzillotta ha valorizzato al meglio le qualità dell’ensemble, ottenendo una risposta sempre partecipe e musicalmente convincente. Una prestazione che conferma la solidità di questa compagine e la sua affidabilità nei grandi titoli del repertorio operistico.


Il cast vocale, come già si è anticipato, è parso splendidamente assemblato.

Nel ruolo del titolo, Gregory Kunde, che nell’interpretare Andrea Chénier si è riconfermato un grandissimo artista, ha saputo coniugare il fascino e l’intelligenza di chi sa sempre esattamente cosa canta e perché lo canta. Al netto di una vocalità che ha inevitabilmente perso un poco dello smalto più giovanile, le intonazioni restano perfette, stabili e sicure; gli acuti sono raggiunti con precisione e fermezza. Ma è soprattutto nella capacità di trasmettere emozione, risolvendo ogni problema interpretativo solo in termini di canto, che Kunde si è distinto: Come un bel dì di maggio è diventato un momento di commozione, fraseggiato con toccante malinconia e con una delicatezza struggente. L’aria è stata salutata da una vera e propria ovazione, tra “bravo” e richieste insistenti di bis, che l’artista ha generosamente accolto, regalando un’emozionante ripetizione. Ottima è stata anche la sua presenza scenica, solida e consapevole, che ha reso il suo Chénier assolutamente credibile. In Kunde si ascolta lo straordinario interprete, prima ancora che l‘eccellente cantante: ed è forse questo il segreto della sua grandezza.


Nel ruolo di Maddalena di Coigny, Saioa Hernández ha offerto un’interpretazione vocalmente solida e tecnicamente curata. La sua voce, educata, ben proiettata e sempre intonata, ha saputo restituire con pulizia i tratti salienti del personaggio. Dal punto di vista espressivo, l’interprete ha mostrato una buona partecipazione emotiva, pur senza risultare sempre pienamente coinvolgente: a tratti, si è avvertita una certa distanza tra la sua vocalità e la natura tormentata del personaggio. Tuttavia, la resa complessiva è stata di alto livello, grazie anche a una sensibilità musicale che ha reso la sua Maddalena complessivamente credibile. L’aria La mamma morta è stata il culmine della sua performance: cantata con pathos, ha conquistato il pubblico, che ha chiesto con entusiasmo il bis, prontamente concesso.


Luca Salsi, nei panni di Carlo Gérard, ha confermato la sua totale affinità con questo repertorio, che ben si adatta alla sua struttura vocale e alla sua solida presenza scenica. Il baritono parmigiano affronta ruoli come questo con naturale sicurezza, sostenuto da una voce sempre curata, salda, ottimamente intonata. Tuttavia, la sua interpretazione avrebbe forse potuto (ma anche un grande cantante avverte la tensione di una prima) essere maggiormente sfumata e meno uniformemente incline all’intensità costante, per lasciare spazio alla ricerca di una gamma più ampia di dinamiche. Salsi è comunque riuscito a delineare un Gérard molto credibile, energico, coerente nel suo slancio drammatico, e per questo sempre molto efficace. Nemico della patria è stato il vero apice della sua prova: cantato con travolgente trasporto emotivo, ha conquistato il pubblico, che gli ha tributato ben due ovazioni e chiesto con entusiasmo un bis, concesso con la consueta generosità. Al merito di una performance di indubbia classe, Salsi ha poi anche aggiunto, al termine di essa, un tocco di elegante ed apprezzabile ironia, quando “beccato” dall’infelice uscita di una loggionista, che gli ha gridato  “Era meglio Cappuccilli”, le ha risposto “Sono d’accordo con lei, signora!”, ponendo sapientemente fine ad un siparietto che non si sarebbe dovuto alzare.


Efficace è stata Arlene Miatto Albeldas nei panni di Bersi, a cui ha saputo conferire il giusto slancio teatrale e una vocalità ben timbrata, sempre a fuoco e precisa nelle intonazioni. Pur in un ruolo breve e di contorno, la sua presenza è risultata solida.


Coinvolgente è parsa pure Manuela Custer nel breve ma intenso ruolo di Madelon. La sua interpretazione dell’aria struggente è stata toccante, ben sostenuta da una voce potente, sicura e intonata.


Tra i comprimari, si è distinto in particolare Lorenzo Barbieri (Pietro Fléville/Fouquier Tinville) per una presenza scenica ben definita e incisiva. Corretti e funzionali agli equilibri dell’ensemble anche Natalia Gavrilan (una Contessa di Coigny elegante e composta), Andrea Pellegrini (un Roucher dal canto solido), Matteo Mancini (credibile Mathieu), Enrico Casari (Un Incredibile ben delineato), Anzor Pilia (Abate) ed Eugenio Maria Degiacomi, che ha ben sostenuto tre ruoli secondari affidatigli: Schmidt/Il maestro di casa/Dumas.


La regia di Nicola Berloffa, ripresa da Florence Bass, è parsa nel complesso molto corretta e gradevole alla vista, con una cura visiva che ha accompagnato l’opera senza mai sovrastarla. Una certa staticità ha però segnato i primi due quadri, entrambi ambientati nello stesso salotto borghese, scelta funzionale, ma un poco ripetitiva nella resa scenica. Di forte impatto visivo è stato invece il grande quadro che cade. I costumi, appropriati e ben disegnati, hanno contribuito a definire i contorni storici e sociali dei personaggi. Ben realizzata anche la ghigliottina, presenza inquietante. Nel complesso, una regia tradizionale ma onesta, che lascia spazio alla musica e agli interpreti.


Sempre eccellente il coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, che ha brillato per morbidezza e attenzione nel primo quadro, potenza e compattezza nel secondo e nel terzo.


Questo Andrea Chénier ha rappresentato quindi un momento di riscatto per il Teatro Regio, riportando finalmente in stagione uno spettacolo compiuto, curato, ben cantato e ben diretto: in una parola, riuscito. Un’opera che ha saputo coniugare la forza del grande repertorio con un’esecuzione all’altezza, come dovrebbe essere sempre, in ogni titolo di una stagione che voglia dirsi di qualità. Il segno più evidente di tutto ciò è stata la reazione entusiastica del pubblico, coinvolto, partecipe e caloroso come raramente accade: tre bis, ovazioni, applausi convinti e prolungati. Speriamo davvero che questa serata non resti un’eccezione.


  • Instagram
  • Facebook

Powered and secured by Wix

bottom of page