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Omaggio a Puccini

  • Lorenzo Giovati
  • 1 dic 2024
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 5 dic 2024

Milano, Teatro alla Scala. 29 Novembre 2024.

Il 29 novembre è una data significativa per la lirica italiana, e per il Paese intero, poiché ricorre l'anniversario della morte di Giacomo Puccini, un evento che molti considerano simbolicamente la fine di un'epoca per l'opera italiana. Per commemorare il centenario della sua scomparsa, il Teatro alla Scala aveva lodevolmente programmato un concerto straordinario in omaggio a uno dei più grandi operisti di tutti i tempi. Tuttavia, il sipario su questo evento non si è mai alzato.


Alle 20:05, dopo che nel foyer erano stati persino venduti i programmi della serata, il sovrintendente Dominique Meyer ha annunciato al pubblico che il concerto era stato cancellato a causa di uno sciopero generale a cui avevano aderito l’orchestra e il coro. In risposta all'imprevisto, la Scala ha organizzato in extremis un recital che ha visto protagoniste le voci soliste originariamente previste nel programma, con l'aggiunta del tenore Luciano Ganci (impegnato nelle prove de La forza del destino), accompagnati al pianoforte dal maestro James Vaughn. Il programma del recital è stato ampliato rispetto a quello inizialmente pianificato, includendo altre arie del repertorio pucciniano. Il sovrintendente Meyer si è scusato più volte con il pubblico, spiegando che l’impossibilità di realizzare il concerto era emersa solo pochi minuti prima dell'inizio previsto della rappresentazione. Nonostante il tentativo del Teatro di placare il disappunto, giocandosi l’ultima carta con l’alcol, offrendo un calice di Bellavista agli spettatori , la reazione della platea è stata composta, ma carica di amarezza, nonché connotata da un giustificato senso di vergogna collettiva per un situazione che, per il rispetto che era dovuto a Giacomo Puccini, avrebbe dovuto e potuto essere più attentamente gestita, pur nella salvaguardia dei diritti di tutti, in primis, di coloro che avevano liberamente scelto di aderire alle ragioni dello sciopero. Situazioni simili, peraltro, si erano già verificate in passato: memorabile è l’episodio in cui Riccardo Muti, in circostanze analoghe, suonò La Traviata al pianoforte, salvandone l'esecuzione con un gesto di grande professionalità. Questa volta, invece, il direttore designato Riccardo Chailly non ha ritenuto di assicurare la sua presenza a fianco degli artisti, lasciando un altro significativo  vuoto in una serata di cui nessuno ha motivo per esserne orgoglioso.

 

Del concerto cancellato sono fortunatamente rimasti invariati gli interpreti, che hanno contribuito generosamente alla riuscita di una serata "di fortuna": il tenorissimo Jonas Kaufmann, la diva Anna Netrebko, la bravissima Mariangela Sicilia e, con un gesto di grande sensibilità, il tenore Luciano Ganci, già impegnato in un concerto con La Filarmonica della Scala e nel secondo cast de La Forza del Destino.

 

Ad aprire il recital è stata Mariangela Sicilia, giovane soprano già ben nota al pubblico milanese per una memorabile, ancora oggi a distanza di mesi, interpretazione di Magda nella Rondine di Giacomo Puccini, compositore che ha nuovamente dimostrato essere assolutamente perfetto per la sua voce. A lei è stato affidato il compito di rompere il ghiaccio, un ghiaccio durissimo, che però si è sciolto in fretta dinnanzi ad una bellissima interpretazione dell'aria Addio mio dolce amor dall'Edgar.

Luciano Ganci, che come già scritto si è aggiunto a sorpresa al concerto, ha poi offerto una pregevolissima interpretazione dell'aria Torna ai felici dì, da Le Villi. Il tenore romano ha sfoggiato la sua ben nota sicurezza esecutiva, avvalorata da un bel timbro, un ottimo fraseggio e una buona capacità espressiva.

 

Successivamente, Mariangela Sicilia è nuovamente tornata sul palco insieme al tenore Jonas Kaufmann, attesissimo a causa del suo forfait alla produzione della Forza del Destino. Dapprima ha interpretato l'aria "Si, mi chiamano Mimì" con grande trasporto e ottima intonazione, poi ha proseguito insieme al tenore in "O soave fanciulla", cantato con delicatezza e una notevole intesa scenica. L'interpretazione è risultata toccante, grazie al fraseggio curato della soprano e al timbro morbido del tenore, creando un dialogo musicale intenso e coinvolgente.

"Bravo" è la prima parola che si è sentita quando la suola della scarpa di Luciano Ganci ha toccato il palcoscenico, mentre stava rientrando per eseguire Addio fiorito asil da Madama Butterfly. Un "bravo" sulla fiducia, ma poi per nulla disatteso, grazie ad un'ottima intonazione e ad una interpretazione appassionata.

 

Come già si è scritto, chi ha assistito alla Rondine di Puccini diretta da Riccardo Chailly alla Scala ad aprile con Mariangela Sicilia, ne ha ancora un ricordo vivido e commovente, per un'esecuzione davvero superlativa. La bellissima voce del soprano cosentino è tornata a scaldare i cuori degli spettatori con l'aria Il bel sogno di Doretta. Nonostante una piccola incertezza verso la fine, l'interpretazione profonda e la notevole capacità di alleggerire sul fiato anche nelle note acute, ha riconfermato la sua, già ottima, prestazione di aprile.

 

Dalla Fanciulla del West, Jonas Kaufmann ha interpretato l'aria Ch'ella mi creda. Ha fatto piacere constatare quanto le voci allarmanti che sono circolate sulle condizioni vocali del tenore di Monaco si siano rivelate decisamente ingigantite. Kaufmann, pur non possedendo più lo smalto di un tempo, avendo una voce bella, ma costruita e non spontanea (come quella di Alfredo Kraus, ad esempio), non riesce sempre a nascondere la fatica, che si è fatta sentire, soprattutto verso la fine del concerto. Nonostante questo, il fascino delle sue interpretazioni e la morbidezza del suo timbro ambrato sono rimasti quelli di un tempo, riconfermandolo come uno dei migliori tenori al mondo e anche se stanco, non al di sotto di tanti tenori americani, spesso eccessivamente baldanzosi nell'emissione e senza consapevolezza del loro canto. La sua interpretazione della Fanciulla, quindi, è stata eccellente dal punto di vista interpretativo e curata anche dal punto di vista vocale, dove non si sono registrate particolari criticità.

 

Mariangela Sicilia ha poi eseguito l'aria O mio babbino caro, dal Gianni Schicchi. Nonostante la sua bella voce, educata e consapevole, l'interpretazione è apparsa un poco troppo caricata e priva di quella persuasione dolce, angelica, ma efficace tipica del personaggio di Lauretta, di cui Montserrat Caballé ha fatto scuola. Vocalmente, però, gli acuti sono stati raggiunti con precisione.

 

Come previsto dal programma originale, Jonas Kaufmann e Anna Netrebko sono poi saliti sul palco per eseguire interamente l'ultimo atto della Manon Lescaut. Questo lunghissimo duetto, fatta eccezione per l'aria Sola, perduta, abbandonata, è stato magistralmente interpretato da entrambi i solisti. Dal punto di vista vocale si è registrata solo una leggera incrinatura della voce della Netrebko in un acuto, ma il fascino della sua linea di canto scura e le sue interazioni fisiche magnetiche con il tenore hanno reso la sua performance nel complesso eccellente. Ottima è stata anche la prova di Kaufmann, che ha condotto il dialogo con Manon con un'intensità drammatica che ha messo in risalto le sfumature emotive del personaggio di Des Grieux. La sua voce, ricca e corposa, si è mantenuta stabile e ben proiettata per tutta l'esecuzione, regalando momenti di straordinaria espressività, in particolare nelle frasi più accorate. Il fraseggio elegante e il controllo tecnico hanno permesso a Kaufmann di esplorare le profondità emotive del ruolo, creando un contrasto avvincente con la fragilità e la disperazione di Manon. La chimica tra i due cantanti, sia vocale che scenica (per quanto non vi fosse una scenografia. Figuriamoci, non c'era nemmeno l'orchestra...), ha dato vita a una lettura avvincente dell'atto conclusivo.

 

Dopo lunghi applausi, Mariangela Sicilia è tornata sul palco per interpretare il personaggio di Liù dalla Turandot, con l'aria Tu, che di gel sei cinta. La sua esecuzione si è distinta per un controllo vocale impeccabile e una notevole sensibilità interpretativa. La linea vocale è stata morbida e ben sostenuta.


A chiudere il programma ufficiale della serata non ufficiale è stato Jonas Kaufmann che ha interpretato E lucevan le stelle, dalla Tosca. Dopo una così navigata carriera, Kaufmann sarebbe in grado di cantare quest'aria senza problemi, anche se affaticato. L'interpretazione è stata eccellente, anche se vocalmente si è registrata una certa rigidità nell'emissione, supportata comunque da intonazioni perfette.


Non potevano mancare i bis, tre per essere precisi. Il primo, offerto da Anna Netrebko, è stato il Valzer di Musetta da La Boheme Quando me'n vò, cantato con soave leggerezza e totale padronanza dell'emissione, confermata da un acuto (leggerissimo), mantenuto per quasi una ventina di secondi.


Il secondo bis, proposto da Mariangela Sicilia, è stato un breve brano dal nome "Sogno d'or", una ninna nanna di Puccini, ripresa nella melodia all'interno della scena del secondo atto della Rondine. A fare da padrona è stata la leggerezza dell'emissione, insieme alla delicatezza dell'interpretazione.


Ultimo, non per importanza, il Nessun dorma, cantato da Jonas Kaufmann, che ha mostrato sicura interpretazione, ma un'emissione che nell'ultimo acuto lo ha leggermente tradito, pur avendo tentato il salvataggio in extremis dell'intonazione.

In tutto questo il maestro Vaughn ha fornito un accompagnamento preciso e solidissimo in tutte le arie.

 

Al termine della serata, Kaufmann ha distribuito rose a tutti, Ganci e Vaughn inclusi.

Il concerto si è rivelato quindi complessivamente pregevole, considerando la situazione di emergenza.


Il Teatro alla Scala ha mostrato sensibilità offrendo il rimborso dei biglietti e organizzando, in tempi strettissimi, un evento di alto livello, coinvolgendo artisti di grande prestigio. Tuttavia, il diritto di sciopero, fondamentale e meritevole di rispetto, dovrebbe sempre essere esercitato con buon senso e senso di responsabilità. Ciò che è accaduto alla Scala non solo ha deluso una parte del pubblico, ma, ancor più grave, ha rappresentato un'offesa alla memoria di Giacomo Puccini, un uomo e musicista straordinario, il cui contributo all'Italia e al mondo è inestimabile. Lo sciopero, pur legittimo, non era necessariamente l'unica soluzione: orchestra e coro avrebbero potuto esibirsi, dichiarando apertamente la loro adesione alla protesta e destinando il ricavato a una causa condivisa, onorando così il maestro con un gesto di generosità. Lavorare gratuitamente in questa circostanza sarebbe stato un modo significativo per ricordare Puccini, coniugando il rispetto per la protesta con un tributo autentico al compositore. Nonostante l'apprezzabile qualità musicale e l'impegno dimostrato dai cantanti, questa vicenda lascia un'ombra di amarezza. Lo sciopero, proprio in occasione di una celebrazione irripetibile, ha rappresentato una grave mancanza di rispetto da parte dell'Orchestra e del Coro del Teatro, oltre che al pubblico, alla memoria di Puccini.




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