Mahler • Treviño
- Lorenzo Giovati
- 9 feb
- Tempo di lettura: 4 min
Parma, Auditorium Paganini. 8 Febbraio 2025.
Nella storia della musica sinfonica, dopo i nove capolavori di Beethoven, che già si era smarcato dai suoi predecessori (Haydn e Mozart), la più grande rivoluzione è stata quella compiuta dal grandissimo Gustav Mahler. A Parma, che è definita una capitale dell'opera lirica, le grandi composizionidi Mahler trovano raramente spazio nei programmi concertistici, sia perché richiedono spesso l'impiego di grandi masse (a cui conseguono inevitabili problemi logistici e organizzativi), sia, forse, perché si stima un problematico riscontro del pubblico per una musica di questo genere. Se quest’ultima era una vera remora, i due concerti proposti dalla Filarmonica Arturo Toscanini (il primo a Reggio Emilia la sera prima e il secondo a Parma) hanno offerto una prova contraria, facendo entrambi registrare un quasi tutto esaurito: un risultato decisamente confortante che riconferma l'importanza di un'istituzione sinfonica, come la Filarmonica Toscanini, in città. Molto interessante è stata infatti l'occasione di sentire la quinta sinfonia del compositore boemo, una delle più belle e delle più conosciute, anche per celeberrimi riscontri filmografici come il famoso Adagietto utilizzato da Luchino Visconti nel film "Morte a Venezia".
A dirigere questo complesso capolavoro è salito sul podio il maestro Robert Treviño, che ne ha offerto una lettura solida, lucida e tecnicamente impeccabile. La sua interpretazione si è distinta per un lavoro di cesello meticoloso, che ha saputo restituire la complessità strutturale della partitura, senza mai sacrificare un solo attimo della sua straordinaria bellezza. Mahler, con il suo linguaggio in bilico tra l'eredità tardoromantica e le tensioni espressive del primo Novecento, costruisce la sinfonia su melodie che si frammentano e si ricompongono in un gioco continuo di tensione e di risoluzione. Treviño ha evidenziato con nitidezza questa dialettica, mantenendo sempre un controllo saldo sulla narrazione musicale e sulle dinamiche orchestrali e concedendo un’attenzione particolare alle transizioni e ai contrasti di colore.
Il primo movimento, la Trauermarsch, è stato reso con grande drammaticità, rispettando con scrupolo l'indicazione agogica mahleriana della "Marcia Funebre". Il tempo, mantenuto con rigore, ha contribuito a supportare la tensione, senza mai appesantire la linea musicale. Il risultato è stato un'esecuzione intensa, in cui il senso di ineluttabilità è ben emerso dal frastagliato tessuto musicale.
La transizione tra il primo e il secondo movimento è avvenuta quasi senza soluzione di continuità, rispettando la suddivisione in tre grandi sezioni prevista da Mahler. Nel secondo movimento, Stürmisch bewegt, mit größter Vehemenz, Treviño ha ben colto la natura drammatica del brano, mantenendo una tensione costante e sfruttando al massimo la ricchezza timbrica della partitura. Gli archi hanno reso con incisività i continui scatti emotivi della musica, mentre gli ottoni hanno dato voce a esplosioni sonore cariche di pathos. La direzione è stata precisa e tesa, senza mai perdere il controllo dell’impeto espressivo.
Il terzo movimento, Scherzo, è risultato particolarmente efficace per la varietà dinamica e timbrica con cui è stato eseguito. L'attenzione di Treviño al colore orchestrale ha conferito a questa sezione una straordinaria vivacità, mettendo in evidenza le rapide alternanze tra leggerezza e vigore. Le sezioni degli archi e degli ottoni hanno saputo rendere al meglio il carattere della scrittura mahleriana, mentre le percussioni hanno scandito con incisività i momenti di maggiore tensione. Il risultato è stato uno Scherzo brillante, dal respiro ampio e dai contrasti ben calibrati.
L’Adagietto, uno dei momenti più celebri della sinfonia, è stato interpretato con apprezzabile sensibilità. L’apertura, con una nota iniziale appena sussurrata, ha creato un senso di sospensione che ha catturato l'attenzione dell’ascoltatore. Il tempo scelto da Treviño è risultato nel complesso adeguato, leggermente più rapido rispetto ad alcune interpretazioni più languide, ma senza mai perdere il carattere intimo e contemplativo del brano.
Il Rondo-Finale, infine, ha coronato la sinfonia con un’esplosione di energia e vitalità. Treviño ha saputo mantenere il controllo dell'impeto orchestrale, facendo emergere il gioco contrappuntistico con grande chiarezza. La tensione accumulata nei movimenti precedenti ha trovato qui il suo sfogo in un trionfo di suono, ma sempre con una costruzione rigorosa e mai lasciata all’enfasi fine a sé stessa.
Nel complesso, la direzione di Treviño ha dimostrato una solida comprensione della poetica mahleriana, restituendo un’interpretazione analitica, ricca di sfumature e caratterizzata da uno stile interpretativo ben definito.
La Filarmonica Arturo Toscanini ha offerto una prova solida e convincente, notevole anche nel volume complessivo. Particolarmente degna di nota è stata la sezione degli archi, capace di un suono compatto e definito. Le percussioni, precise e incisive, hanno saputo sottolineare con grande efficacia i passaggi di maggiore impatto, senza mai risultare invadenti. Gli ottoni, soggetti ad un impegno severo, hanno garantito una buona tenuta complessiva, anche se a tratti hanno confermato alcune criticità, non tanto legate alle intonazioni, a tratti non ineccepibili, ma piuttosto a una qualità timbrica non sempre rotonda e vellutata. Al contrario, la sezione dei fiati si è distinta per omogeneità e pulizia sonora.
Un'esecuzione, quindi, che ha saputo conquistare il pubblico, il quale ha tributato al maestro e all'orchestra, calorosi e meritati applausi.