Lo Schiaccianoci • Dudamel
- Lorenzo Giovati
- 24 dic 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Roma, Auditorium Parco della Musica. 21 Dicembre 2024.
Il periodo natalizio è un tema che spesso ritorna nelle composizioni della musica classica. Vi si ispira Respighi all’interno delle “Feste Romane”, mettendo in musica i rumori di Piazza Navona durante l’Epifania, come vi si ispira Massenet nell’opera “Werther” e così tanti altri. Tuttavia, il mondo intero, ed anche chi non è appassionato di musica classica, associa al Natale lo Schiaccianoci di Tchaikovsky. Nonostante le sue evocazioni siano più pertinenti alla trama del balletto, che al Natale stesso (come invece avviene in Massenet con il canto “Noel Noel!” dei bambini), non vi è spazio per ascoltare questa straordinaria composizione senza pensare al Natale e senza coglierne la portata evocativa unica nel repertorio musicale di tutti i tempi. Quindi, molto ghiotta era l’occasione di sentirlo nella sua versione integrale (quindi non nella riduzione “suite”, ma nella versione del balletto”) a Roma, come ultimo concerto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia del 2024, diretto da Gustavo Dudamel.
Fin dalle prime battute dell'"Ouverture", la bacchetta di Dudamel ha svelato la sua straordinaria capacità di trasformare la partitura in un caleidoscopio di emozioni. L'orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, nota per la precisione e la raffinatezza del suo suono, ha risposto con una reattività impeccabile, conferendo al brano un carattere elegante e giocoso.
Nell'Addobbo dell'Albero di Natale, le arcate ampie dei violini, supportate dalle note profonde degli archi gravi, hanno dato vita a una narrazione musicale di grande respiro ed eleganza. La chiusura su un tempo rapido ha introdotto con fluidità la celebre Marcia, dove Dudamel ha trovato un ritmo incisivo e scorrevole, esaltando il carattere cerimoniale, senza però appesantirlo. Gli ottoni e i legni, in particolare, hanno contribuito a creare una maestosità giocosa attraverso un dialogo impeccabile tra le sezioni orchestrali.
Il Galop dei bambini e l'entrata degli invitati è stato eseguito con precisione assoluta, grazie al perfetto equilibrio tra le sezioni dell’orchestra. Gli archi si sono distinti per gli accenti vivaci dei violoncelli, che hanno dapprima sostenuto un ritmo incalzante, evolvendo poi in una solennità maestosa. L'Entrata degli invitati è stata un momento vivace e travolgente, arricchito da un tempo calibrato alla perfezione e da percussioni straordinarie, con tamburello e timpani che hanno infuso energia e dinamismo. Gli ottoni, brillanti e incisivi, hanno accentuato l'entusiasmo e la maestosità della scena.
L'allegria vivace ha lasciato spazio a un'atmosfera più intima con l'Arrivo di Drosselmeyer, brano che alterna una melodia malinconica a una più lieve. Sotto la direzione di Dudamel, entrambe le sezioni sono state valorizzate splendidamente, con particolare brillantezza nella parte leggera. La Danza del Nonno è emersa con nitidezza ritmica e un trascinante vigore, mentre la grande scena della Partenza degli ospiti - notte - inizio della magia ha rappresentato un momento di rara intensità narrativa. Gli archi hanno delineato linee morbide ed eleganti durante la partenza degli ospiti, mentre con l'arrivo della notte, l'orchestra è entrata in una dimensione più intima e misteriosa. I legni e gli archi, supportati dai tocchi discreti del piccolo e delle arpe, hanno dipinto un'atmosfera sospesa e onirica. I tromboni, insieme ai colpi di grancassa e piatti, hanno aggiunto una tensione crescente, culminando in un'emozione palpabile.
Questa tensione è stata magistralmente spezzata dallo scoppio della battaglia. Ogni suono è stato calibrato alla perfezione, con un tamburo rullante dal suono profondo che richiamava un tamburello giocattolo di latta. Le note velocissime degli archi, scandite con nitidezza, hanno conferito alla scena tutta l'energia tumultuosa della battaglia.
Con L'ingresso nella foresta di Abeti, il clima si è placato, lasciando spazio a una melodia dolce ed evocativa, che Dudamel ha esaltato con accenti sapienti sugli archi e un tempo fluido, capace di valorizzarne ogni sfumatura senza appesantirla. Il climax, denso e fortissimo, ha condotto con naturalezza al Valzer dei Fiocchi di Neve. Quest'ultimo è stato reso con leggerezza e vivacità, arricchito dall'intervento pregevole del Coro delle Voci Bianche dell'Accademia di Santa Cecilia, preparato da Claudia Morelli, che ha aggiunto una dimensione eterea e incantata a uno dei momenti più iconici del balletto.
Il secondo atto si è aperto con il delicato passaggio del Castello di Confiturenburg, un momento che Gustavo Dudamel ha reso con una ricchezza timbrica straordinaria. Dai flauti, che hanno conferito una sensazione di leggerezza, ai colpi di piatti che hanno aggiunto un velo di mistero, ogni dettaglio è stato cesellato con cura. Un plauso speciale va al primo violino dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il maestro Andrea Obiso, la cui straordinaria tecnica ha brillato in una parte solistica eseguita all'unisono con la celesta. Grazie alla sua precisione impeccabile, il dialogo tra i due strumenti è risultato perfetto, senza alcuna discrepanza sonora.
La narrazione musicale ha proseguito con grande respiro, conducendo il pubblico verso una delle scene più celebri dell’opera: le danze. La prima, Il cioccolato (Danza spagnola), è stata interpretata con un ritmo vivace e accenti ben marcati dagli archi gravi, che hanno impresso grande energia al brano. Di contrappunto, Il caffè (Danza araba) ha offerto un momento di elegante lentezza, con i violini leggeri e un ostinato dei violoncelli che hanno creato un’atmosfera sospesa e carica di tensione. La terza danza, Il tè (Danza cinese), è stata resa con brillantezza e con un tocco giocoso, grazie all'ostinato del fagotto e agli interventi dei fiati, insieme al glockenspiel e ai pizzicati dei violini. Il celebre Trépak (Danza russa) ha portato un’energia travolgente, con un ritmo incalzante che ha mantenuto chiarezza e precisione, evitando qualsiasi perdita di definizione sonora anche nei passaggi più veloci. La Danza degli zufoli ha aggiunto un momento di grazia, con i flauti che hanno spiccato per dolcezza e precisione, mentre l’ultima danza, Mamma Gigogne e i Pulcinella, ha sprigionato pura energia, arricchita dalla vivacità degli interventi dei fiati.
Il Valzer dei Fiori, uno dei momenti più iconici dello Schiaccianoci, è stato poi interpretato con una maestria straordinaria. Gli interventi iniziali dell'arpa, dal timbro cristallino e sognante, hanno creato un’atmosfera eterea, aprendo la strada alla melodia principale. I violini, con arcate ampie e avvolgenti, hanno conferito grazia e profondità emotiva, mentre i corni hanno aggiunto nobiltà e calore al tessuto orchestrale. La direzione di Dudamel ha mantenuto un equilibrio perfetto tra leggerezza e solennità, culminando in un finale radioso.
Non da meno è stato il Pas de deux, un brano di intensa bellezza emotiva che Dudamel ha guidato con estrema sensibilità. Gli archi hanno offerto una morbidezza struggente, mentre ottoni e legni hanno aggiunto un senso di maestosità. Nel climax, l’orchestra ha raggiunto una pienezza sonora travolgente, senza mai perdere eleganza.
Sono seguite poi le due danze, Del Pri.ncipe e Della Fata Confetto. La prima è stata eseguita con sommessa vivacità e un equilibrio perfetto tra leggerezza e precisione, che ha donato al brano un fascino raffinato. La seconda, celeberrima, ha brillato per la magia straordinaria conferita dalla celesta, il cui timbro incantevole è stato valorizzato al massimo sotto la guida di Dudamel.
Il Valzer Finale e l’Apoteosi, momenti conclusivi dello Schiaccianoci, hanno celebrato l’opera con una combinazione perfetta di energia e incanto. Gli archi, con un suono pieno e avvolgente, hanno dato vita a un tessuto musicale vibrante, mentre i fiati hanno arricchito la scena con freschezza e luminosità. Nell’Apoteosi, la sinfonia di colori orchestrali e la direzione ispirata di Dudamel hanno offerto una chiusura trionfale, avvolgendo il pubblico in un’emozione indimenticabile.
L'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha raggiunto livelli di perfezione assoluta in questa esecuzione de Lo Schiaccianoci. Gli archi, ricchi di calore e precisione, hanno creato un tessuto sonoro avvolgente, mentre le percussioni, sempre puntuali, hanno conferito energia e profondità. I legni e i fiati si sono distinti per raffinatezza e brillantezza, e gli ottoni, impeccabili, hanno aggiunto nobiltà a ogni momento orchestrale.
Gustavo Dudamel, per parte sua, ha confermato, ancora una volta, di essere uno dei più grandi direttori del nostro tempo. La sua interpretazione de Lo Schiaccianoci è stata un trionfo di sensibilità e maestria, in cui ogni dettaglio è stato curato con straordinaria attenzione. Dudamel ha saputo narrare questa celebre partitura con un equilibrio impeccabile tra energia, poesia e precisione, creando una lettura ricca di colori e di sfumature. I tempi, sempre perfettamente calibrati, hanno garantito un flusso narrativo naturale, mentre la sua grande attenzione alle dinamiche ha esaltato ogni contrasto e momento di magia.
Il concerto, quasi sold-out tutte e tre le recite, ha ottenuto un meritato trionfo.