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  • Lorenzo Giovati

Turandot • Mehta

Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (in diretta su Rai Radio 3). 21 Aprile 2024.

 

Nell'anno dedicato alle celebrazioni pucciniane, anche l'86º Festival del Maggio Musicale Fiorentino ha adattato la propria programmazione per rendere omaggio al grande compositore toscano. In particolare verranno proposte Turandot (diretta dal direttore emerito Zubin Mehta) e Tosca (diretta dal direttore principale Daniele Gatti). Domenica 21 u.s., in una sala interamente sold out, è andata in scena la prima rappresentazione di Turandot. Ancora una volta il servizio Rai Play Sound mi ha permesso di riascoltare successivamente la registrazione dello spettacolo che si stava svolgendo mentre mi trovato all'Auditorium Manzoni di Bologna.


Sul podio vi era il maestro Zubin Mehta che ha dato sfoggio dell'ampia conoscenza che possiede di quest'opera. Infatti l'indimenticabile incisione discografica, che vedeva sul podio, appunto, il maestro Mehta e un cast vocale incredibile (Pavarotti, Sutherland, Caballé, Ghiaurov), è forse ancora oggi il riferimento per tutti gli appassionati di quest'opera. Con il Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Mehta, ha portato quest'opera anche nella Città Proibita di Pechino, dalla cui messa in scena proviene proprio la regia di questo spettacolo, riadattata da Stefania Grazioli (che già aveva lavorato alla regia di Don Pasquale in questa stagione del Maggio). La direzione del maestro Mehta si è rivelata all'altezza delle aspettative, soprattutto nei momenti di maggiore coinvolgimento orchestrale (come i finali degli atti), in cui il suono è risultato sempre pieno e molto presente. A volte si sono però riscontrati alcuni problemi di unione dell'orchestra, come negli attacchi secchi che sono spesso risultati "trascinati" proprio perchè gli orchestrali non attaccavano insieme. Spesso, inoltre, la scelta di alcuni tempi notevolmente lenti ha creato qualche problema di sincronizzazione tra palcoscenico e orchestra. L'insieme però ha convinto soprattutto per la cura del maestro Mehta nei dettagli (come gli archi suonati "col legno" nel primo atto oppure la scena degli enigmi del secondo atto).


L'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino è stata eccellente. Gli ottoni, molto presenti e profondi, hanno, insieme alle percussioni e ai fiati, conferito all'azione dinamismo e turbamento, ma anche gioia e sontuosità. Ottime sono state anche le precisissime sezioni degli archi e degli ottoni fuori scena.


Il meraviglioso coro del Maggio Musicale Fiorentino, preparato stupendamente dal maestro Lorenzo Fratini, si conferma essere composto da artisti di altissimo livello vocale che hanno fornito un'esibizione eccellente.


Il cast vocale è stato all'altezza.

Nel ruolo della protagonista si è esibita la soprano Olga Maslova che possiede voce ben timbrata e una linea di canto fluida e spontanea, seppure non sontuosa, accompagnata da un buon fraseggio. Nella sua aria del secondo atto ha dimostrato di saper padroneggiare bene il mezzo, specialmente nel registro estremo, che è apparso molto preciso. Interpretativamente ha incarnato perfettamente "la principessa di gelo" definita da Calaf, con qualche momento più emotivamente coinvolto, soprattutto verso la fine.


Nei panni di Calaf, al posto del tenore Angelos Samartzis, vi era il tenore SeokJong Baek che ha dipinto il personaggio con voce squillante e potente (specialmente nella scena degli enigmi). Ha sfoggiato ampia sicurezza nell'emissione (seppur con qualche lieve incrinatura) e una discreta abilità nelle note acute, a volte precisissime, a volte crescenti (come nel "Nessun Dorma"). Interpretativamente è stato accurato anche se non sempre è riuscito a scindere completamente la componente più eroica del personaggio con quella più romantica.


La soprano Valeria Sepe ha interpretato la giovane schiava Liù con voce chiara e leggera, seppur con qualche imprecisione nell'intonazione in alcune parti come nell'aria "Signore ascolta", che ha comunque ricevuto uno dei pochi applausi a scena aperta della serata. Interpretativamente è stata efficace nel rendere il tormento e l'afflizione del personaggio.


Nei panni del "re senza regno e fuggente" Timur vi era il basso Simon Lim, che ha incarnato il personaggio alla perfezione, con un fraseggio molto curato, una voce scura e profonda e un'interpretazione precisa e psicologicamente molto studiata.


Ping, Pong e Pang (rispettivamente Lodovico Filippo Ravizza, Oronzo D’Urso e Lorenzo Martelli) sono stati tutti e tre molto bravi, soprattutto nell'interpretazione che è apparsa accurata nell'unire gli elementi comici a quelli malinconici.


Ottima anche la solidissima interpretazione dell'Imperatore Altoum fornita da Carlo Bosi.


Completano il cast il Mandarino di Qianming Dou, e il Principe di Persia di Davide Ciarrocchi.


L'esito finale è quello di un ottimo spettacolo che ha meritato i numerosi applausi che ha ricevuto.

 

La registrazione dello spettacolo è disponibile ancora per pochi giorni su Rai Play Sound.


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