Don Pasquale • Gatti
- Lorenzo Giovati
- 26 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. 24 Marzo 2024.
Domenica pomeriggio, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino è andata in scena la quarta e ultima rappresentazione del Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
Sul podio, il maestro Daniele Gatti che, alla guida dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, ha proposto un'interpretazione sicura e di ottimo gusto musicale, curando molto ogni particolare e concedendosi, con grande sensibilità, a preziosismi e tempi rubati. Un’interpretazione di rango, in cui però le dinamiche, talvolta caratterizzate da tempi indugianti, non sono sempre state calzanti, così da privilegiare una lettura più incline alla malinconia che al riso. Ciò è emerso, per esempio, sin dei primi accordi dell'ouverture, che il maestro Gatti ha voluto ben marcare, non esagerando nei tempi, ma che in realtà parrebbero simulare una risata e dunque giustificare una più serrata dinamica. Si tratta, però, di opzioni interpretative, che nulla tolgono ad una conduzione che è stata all’altezza delle attese e che ha costituito comunque uno dei punti di forza della rappresentazione.
L'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, per parte sua, è stata ottima in termini di compattezza. Eccellente è stato l'assolo di tromba che ha preceduto l'aria di Ernesto del secondo atto.
Il cast vocale non è stato da meno.
Nei panni di Don Pasquale, Marco Filippo Romano, che già avevo apprezzato nel ruolo del Dottor Bartolo nel Barbiere di Siviglia al Teatro Regio di Parma, e che si è confermato un interprete di grande qualità. La sua interpretazione è stata sempre appropriata, mai caricaturale o inelegante, ma pur sempre molto divertente. Ha sfoggiato una grande comprensione psicologica del personaggio, specialmente nella sua componente più malinconica. Vocalmente è stato altrettanto bravo, anche nelle parti più frenetiche, sfoggiando una voce corposa e un fraseggio eccellente.
Al suo fianco, Markus Werba ha impersonato il dottor Malatesta ed è stato bravo. Ha prestato al personaggio una voce calda e ben modulata, nonché un'intonazione salda e curata. Anche sul piano interpretativo è stato ottimo nell'evidenziare la morale doppiogiochista del dottore, muovendosi in scena con eleganza, ma anche con vivacità e simpatia.
La performance di Sara Blanch nel ruolo di Norina è stata anch’essa eccellente. Pur non essendo dotata di una voce sontuosa, la Blanck ha dimostrato una precisione ragguardevole nell'intonazione, anche nei passaggi più difficili e acuti. La sua interpretazione è stata sempre attenta e divertente, in particolare nella scena finale del secondo atto, in cui ha brillato per la sua vivacità e per la sua capacità di essere al centro della scena. La Blanch ha saputo incarnare appieno il carattere vivace e arguto di Norina, regalando al personaggio freschezza ed energia. La cura ineccepibile del fraseggio ha ulteriormente dimostrato le sue indubbie qualità artistiche e la sua sensibilità interpretativa.
Yijie Shi, nei panni del giovane Ernesto, ha completato assai degnamente il cast. Disponendo di una voce chiara e ben dosata, che mette al servizio di una linea di canto elegante, ha delineato un Ernesto assolutamente convincente, evidenziando bene anche l'aspetto più malinconico del personaggio, in particolare nella meravigliosa aria d'apertura del secondo atto, che gli ha fatto meritare le incondizionate approvazioni del pubblico. Scenicamente è sempre stato di buona presenza.
Ultimo, anche se relegato ad un ruolo secondario, il Notaro, interpretato da Oronzo d'Urso che è stato simpatico scenicamente e vocalmente.
All’altezza di uno spettacolo eccellente è stato infine anche il coro del Maggio Musicale, preparato dal maestro Lorenzo Fratini.
La scenografia di Jonathan Miller, ripresa da Stefania Grazioli, è un vero e proprio capolavoro, che sopravvive al segno dei tempi. L'idea registica di ambientare l'azione in una sorta di casa delle bambole divisa su tre piani e in nove camere (nessuna priva di utilità per lo svolgimento della storia) consente di seguire perfettamente lo snodarsi della vicenda musicale, non senza però rinunziare a proporre soluzioni sceniche fantasiose, innovative e di ottimo gusto, in cui l’espressione del talento è tangibile. Unico limite della "casa delle bambole" è che costringe i cantanti ad esibirsi in una posizione più arretrata rispetto al proscenio, con la conseguenza che le voci, in un teatro come quello del Maggio Musicale, che prevede tra l’altro una buca dell’orchestra molto grande, tendono a non essere udibili con la nitidezza che sarebbe invece auspicabile e ad essere sovrastate dall’orchestra. La situazione, non per caso, è infatti migliorate nel terzo atto dell’opera, ambientato nel boschetto innanzi alla casa di Don Pasquale, in cui i cantanti si esibivano più vicini al pubblico ed erano, per questo, maggiormente apprezzabili.
Lo spettacolo ha comunque meritato il pieno successo che ha riscosso.