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Shostakovich, Rachmaninov e Tchaikovsky • Chung

  • Lorenzo Giovati
  • 8 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Torino, Auditorium Giovanni Agnelli. 3 Settembre 2025.

Dal 2007 le città di Milano e Torino si uniscono in un sodalizio musicale che, anno dopo anno, ha saputo crescere, fino a diventare un appuntamento imperdibile: il MiTo SettembreMusica. Ogni edizione propone quotidianamente eventi nelle due città, con un filo conduttore tematico che dà coerenza alla programmazione. Dopo il tema dei Moti, che aveva qualificato l’edizione passata, quest’anno il festival si è concentrato sulle Rivoluzioni, da intendersi, tanto in senso storico, quanto in senso musicale.


La serata inaugurale è stata affidata a Torino, ma non sono mancate le presenze “milanesi”: sul palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli è salita infatti la Filarmonica della Scala, guidata dal loro direttore principale designato dal 2027 Myung-Whun Chung. Il clima in sala è apparso festoso e carico di aspettative, come si conviene a un’inaugurazione.


Il concerto si è aperto con il celebre Valzer n. 2 dalla Suite per orchestra di varietà di Shostakovich, compositore al quale l’edizione 2025 è in larga parte dedicata, nel cinquantesimo anniversario della morte. La scrittura legata e pastosa di questo brano, tanto noto da sembrare quasi familiare a qualsiasi ascoltatore, è stata resa dal maestro Chung con rigore e, insieme, con partecipazione. La Filarmonica ha risposto con un suono compatto, proiettato con generosità e con potenza, mettendo subito in luce un’ottima coesione tra le sezioni.


Il programma è poi proseguito nel segno della Russia, con il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov, affidato al pianismo del giovane Mao Fujita. L’incipit, caratterizzato dai celebri accordi in crescendo del pianoforte, è risultato un poco frettoloso, privo di quel respiro che permette alla tensione armonica di accumularsi gradualmente. Nel prosieguo, però, il pianismo di Fujita si è fatto più disteso, soprattutto nel cantabile del secondo movimento, in cui il fraseggio ha trovato una dimensione lirica più convincente. Nel complesso la sua prova, pur non distinguendosi per la raffinatezza di contrasti o per una ricerca particolare del colore, ha saputo coniugare brillantezza tecnica e partecipazione emotiva, conquistando il pubblico torinese. Il maestro Chung ha sostenuto il solista con una direzione solida e sicura, anche se non sempre attentissima alle sfumature nelle linee più cantabili (come il momento di massima tensione del primo movimento e il tema principale del terzo). Ne è risultata comunque un’esecuzione piacevole, coerente e apprezzabile.


Come bis, Fujita ha offerto con generosità il primo dei sei Moments musicaux op. 16 di Rachmaninov, accolto con meritato calore.


La seconda parte della serata è stata invece interamente dedicata alla Sesta Sinfonia “Patetica” di Tchaikovsky. Il primo movimento è apparso solido e convincente nella costruzione, con una precisione sempre chiara nei momenti più concitati. Resta tuttavia da segnalare che gli ottoni non sono stati sempre impeccabili per rotondità e per intonazione. Il secondo movimento ha mostrato un andamento un poco frettoloso, ma ben cesellato nei dettagli, con un equilibrio generale che ne ha garantito l’efficacia. Il terzo movimento si è rivelato trascinante, sorretto da un’energia calibrata e privo di eccessi interpretativi, ma comunque particolarmente riuscito. Purtroppo, al termine di questo episodio il pubblico non ha resistito ad un applauso intempestivo, espressione di una sorta di incontinenza partecipativa sempre più diffusa, che ha disturbato la magia di un momento che  il compositore stesso aveva concepito come preludio al drammatico Adagio lamentoso. Il quarto movimento è poi risultato emotivamente più trattenuto, ma ha messo in evidenza la compattezza dell’orchestra e una potenza generale che hanno garantito un impatto conclusivo di grande forza. Nel complesso, la lettura del maestro Chung si è rivelata tradizionale, ma salda, fondata su coerenza e misura; priva di eccessi ma anche di slanci realmente sorprendenti. Un’interpretazione sicuramente riuscita, ma non destinata a imporsi come da ricordare.


Nel complesso, la Filarmonica della Scala ha suonato con qualità e solidità: notevole è stato il velluto degli archi, numerosi e sonori, eccellenti le percussioni, mentre gli ottoni non hanno sempre raggiunto la precisione e la rotondità richieste. Chung ha offerto una lettura rigorosa e coerente, meno incline al rischio interpretativo, ma capace di valorizzare l’equilibrio e la chiarezza della scrittura orchestrale.


Il concerto si è concluso tra applausi festosi e convinti, suggellando un’inaugurazione che lascia ben sperare per l’intera programmazione del MiTo SettembreMusica, ancora una volta ricca e stimolante.


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