Mozart • Gatti
- Lorenzo Giovati
- 24 gen
- Tempo di lettura: 4 min
Bologna, Teatro Auditorium Manzoni. 22 Gennaio 2025
Quando Wolfgang Amadeus Mozart nel 1770 visitò Bologna a soli 14 anni, rimase impressionato dall'Accademia Filarmonica, un'istituzione musicale dalla fama talmente grande da valicare i confini nazionali e da spingere uno dei più grandi compositori di tutti i tempi a venire a studiare in Italia per il conseguimento del diploma. Se solo potesse ritornare nel capoluogo emiliano, probabilmente, Mozart rimarrebbe impressionato nel vedere che nella medesima città, sotto l'autorità della stessa Accademia, esiste oggi un'orchestra che porta il suo nome e che propone nei suoi concerti le sue sinfonie.
Tra una recita di Falstaff e l'altra, il maestro Daniele Gatti, è riuscito ad inserire nella sua fittissima agenda, due concerti mozartiani con l'Orchestra Mozart, la cui direzione artistica ricopre da qualche anno. In programma vi erano le ultime e meravigliose tre sinfonie del salisburghese: 39, 40 e 41 ("Jupiter"). Come già si era notato, ascoltando il suo Beethoven (con l'Orchestra Mozart e con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia), il maestro Gatti sembra che stia ultimamente percorrendo il nobile intento di approcciarsi in modo marcatamente differente e personale alle partiture che affronta, per proporne interpretazioni diverse, nuove e che non ristagnino in una consueta "prassi" d'esecuzione. Vi riesce, a volte, con numerosi cambi di tempo, spostando gli accenti sulle cellule ritmiche o modificando il tono esecutivo, compiendo scelte che, conducono certamente ad un ascolto "diverso" e sempre interessante, ma che non sempre è coinvolgente o persuasivo. Inoltre, sembra aver affinato intento di approcciarsi differentemente addirittura tra movimento e movimento, prediligendo dinamiche più vive nei movimenti estremi (1 e 4) e tempi molto più dilatati, insieme ad un volume contenuto, per i movimenti centrali (2 e 3).
Queste scelte sono risultate evidenti fin dalla Sinfonia n. 39. Nel primo e nell'ultimo movimento, l'intensificazione dei contrasti dinamici ha conferito ad alcune parti della composizione un senso di novità. Tuttavia, se da un lato l'intento di dare una nuova forma e un’innovativa vitalità ai movimenti estremi appare complessivamente efficace, la scelta di rallentare i movimenti centrali, abbinata a un volume più contenuto, lascia talvolta l'impressione di un'interpretazione meno coinvolgente e a tratti quasi eccessivamente contemplativa.
Anche nella Sinfonia n. 40 l'approccio è apparso decisamente inaspettato, con un inizio in medias res e un incipit veloce e asciutto, che, pur vivace, mancava però di morbidezza. Il resto del movimento è stato invece costruito su dinamiche generalmente poco variate. Nei movimenti centrali, il maestro Gatti ha optato per tempi dilatati e una resa sonora più contenuta, che hanno conferito un tono lirico e meditativo ai brani, ma anche un andamento piuttosto sbiadito nelle dinamiche. Anche il Minuetto ha sofferto di questa scelta interpretativa, risultando privo della brillantezza ritmica che lo contraddistingue. Il quarto movimento, pur ritrovando una maggiore vivacità e intensità, è stato interpretato con un tono troppo calcolato, quasi distaccato, che ha smorzato il carattere impetuoso della chiusura.
Di tutt’altra pasta è apparsa la Sinfonia n. 41, la celebre Jupiter. Il primo movimento ha guadagnato in coinvolgimento grazie a una maggiore varietà dinamica e a un tempo equilibrato: non eccessivamente rapido, ma pienamente funzionale alla struttura della partitura. Al contrario, il secondo e il terzo movimento, pur mantenendo il carattere lirico proprio della partitura stessa, sono risultati molto dilatati, quasi soffocati da una lettura priva di slancio espressivo. Il quarto movimento, invece, ha ritrovato vitalità con un tempo rapido e un dialogo serrato tra le sezioni orchestrali, che il maestro Gatti ha saputo organizzare con grande precisione, mettendo in risalto la complessità contrappuntistica e la grandiosità dell’insieme. Un finale che, a differenza dei movimenti centrali, è riuscito a catturare l’ascolto grazie alla sua energia e alla sua brillantezza.
La lettura del maestro Gatti, in buona sostanza, è risultata pregevole sotto un profilo strettamente tecnico e formale, in quanto ogni sezione dell'orchestra è stata controllata con un gesto quasi chirurgico e minimo, capace di creare un dialogo eccellente e un buon equilibrio tra le sezioni. Dal punto di vista interpretativo, tuttavia, è emerso un approccio compassato, che ha finito per appiattire il carattere delle sinfonie. In questo caso, l’esecuzione è risultata priva di un vero respiro interpretativo.
Fortuna ha voluto che, al cospetto del direttore milanese, si trovasse un complesso di eccellente livello come l’Orchestra Mozart di Bologna, che celebra quest’anno il suo venticinquesimo anno di vita. L’ensemble ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza della propria reputazione, regalando un’esecuzione impeccabile sotto il profilo tecnico e musicale. Il suono si è contraddistinto per eleganza e per precisione, senza mai palesare un’incertezza o una sbavatura, riflettendo una grande attenzione al dettaglio. Gli archi, in particolare, si sono distinti per una duttilità straordinaria, capaci di essere morbidi e leggeri nei passaggi più intimi e, al tempo stesso, trascinanti e dinamici nei momenti di maggiore intensità. I fiati, a loro volta, hanno conferito colore e profondità all’insieme. Non da meno gli ottoni, sempre precisi e misurati, e le percussioni, che hanno arricchito i momenti più incisivi senza mai risultare invadenti. L’Orchestra Mozart si conferma così come una formazione di altissimo livello, in grado di mantenere un tono esecutivo decisamente elevato per tutta la durata del concerto.
In definitiva, il concerto ha messo in luce due anime distinte: da un lato, l’interpretazione del maestro Gatti, che, nonostante l’innegabile rigore tecnico e la cura nei dettagli, è risultata complessivamente poco coinvolgente. Dall’altro lato, l’Orchestra Mozart di Bologna con la sua precisione impeccabile, si è affermata ancora una volta come un’eccellenza nel panorama musicale italiano.