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La Cenerentola • Capuano

  • Lorenzo Giovati
  • 24 set 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. 22 Settembre 2024.

Come inizio della stagione lirica autunnale 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino è stata proposta La Cenerentola, capolavoro di Gioachino Rossini, che mancava dal Teatro del Maggio dall’anno 2018.


A dirigerla è stato chiamato il maestro Gianluca Capuano, ottimo direttore e grande esperto rossiniano, grazie anche al rapporto duraturo e florido con Cecilia Bartoli al Festival di Salisburgo, di cui si ricorda una produzione del Barbiere di Siviglia, molto infelice dal punto vista registico, ma molto felice dal punto di vista musicale. La sua direzione è stata scandita su tempi talvolta decisamente rapidi, talvolta più contenuti, ma sempre distribuiti in modo omogeneo e coerenti con la narrazione dell'opera. Eccellente dal punto di vista dell'emotività è stato il temporale del secondo atto, dove il maestro Capuano ha eseguito un ottimo lavoro su archi scuri e trombe, in modo tale che non si percepisse la mancanza, tipica rossiniana, delle percussioni.


Parimenti eccellente è stata anche la prestazione dell'Orchestra del Teatro del Maggio, che ha sfoggiato un suono pulito ed elegante, senza sbavature, né incertezze.


Ad interpretare Angelina (alias Cenerentola), come nel 2018 vi è stata Teresa Iervolino, giovane mezzosoprano ormai avviata ad una carriera brillante. La sua Cenerentola è interpretativamente accurata, anche se vocalmente non particolarmente agile nel movimento rapido di note. Il registro centrale è eccellente, quello acuto lievemente incerto, mentre quello basso non di rado tende a perdere di consistenza. La notevole presenza scenica, però, le ha comunque permesso la restituzione di un personaggio completo.


Vero protagonista della rappresentazione è stato Marco Filippo Romano (Don Magnifico), uno dei baritoni "buffi" più interessanti del momento. Il suo Don Magnifico è comico, ma allo stesso tempo leggermente austero. La voce ha un timbro elegante e un'eccellente potenza. Il fraseggio è stato assolutamente perfetto. Le sue due arie di punta del primo e del secondo atto sono state eseguite con una personale unione dello stile vocale elegante di Enzo Dara e della simpatica presenza scenica di Paolo Montarsolo. Un'unione, quindi, che ha permesso la creazione di un Don Magnifico tra i migliori attualmente in circolazione.


Piacevole scoperta è stato il tenore Patrick Kabongo che ha impersonato Don Ramiro. L'interpretazione accurata e la voce piacevole e ben emessa, hanno reso la sua prova molto convincente. Nonostante qualche acuto dell'aria Si ritrovarla io giuro sia risultato un poco aspro, il controllo nel registro centrale è apparso ottimo. Il tenore congolese, ex frequentatore dell'Accademia del Maggio, ha sfoggiato inoltre un fraseggio veramente accurato e una comprensione eccellente del personaggio.


Al suo fianco si è ben imposto anche il baritono William Hernandez nei panni di Dandini. La voce, anche se l’emissione non sempre è stata impeccabile, si è comunque distinta per un'ottima potenza. L'interpretazione, molto convincente, ha fornito la prova di uno studio accurato del personaggio, reso talvolta con finta regalità, talvolta con simpatia.


Ottima la prestazione anche delle due sorellastre Tisbe e Clorinda, rispettivamente Aleksandra Meteleva e Maria Laura Iacobellis, con particolare riferimento a quest'ultima, che ha cantato molto bene, prima della scena conclusiva dell'opera, l'aria, di rara e complicata esecuzione, Sventurata mi credea.


Buona complessivamente anche la performance di Matteo d'Apolito nei panni del "sapientissimo Alidoro".


Resta infine la regia di Manu Lalli, nata nel 2017 per i bambini, ampliata nel 2018 e ripresa in questa occasione. La regia è esteticamente molto bella e le idee registiche molto appropriate. Pregevole è risultata l'idea di introdurre la magia, elemento presente nella versione Disney, ma assente nella versione di Rossini, tramite numerose ballerine che spargevano brillantini, si trasformavano in carrozza e addirittura danzavano tra i corridoi della platea con ombrelli illuminati, coinvolgendo il pubblico in un temporale molto credibile. Rimane un poco il dubbio che più che un semplice lavoro di creazione, sia stato eseguito un lavoro di "ammodernamento" di una regia preesistente, ovvero l'immortale regia di Ponnelle (da cui nacque anche un'opera/film diretto da Claudio Abbado). I movimenti scenici (delle sorellastre che si avvicinano a Dandini sotto mentite spoglie, il gioco della sedia durante l'aria Un segreto d'importanza), le due stanze delle sorelle poste dirimpetto e aperte verso il pubblico, l'abbigliamento del coro e delle sorelle all'inizio (il guardinfante senza gonna) rivelano infatti una chiara ispirazione alla regia di Ponnelle, poi liberamente elaborata. In definitiva, la regia di Manu Lalli, pur essendo visivamente affascinante e ben strutturata, lascia qualche interrogativo sulla sua originalità. La sua reinterpretazione, seppur arricchita da spunti moderni e coinvolgenti come l'inserimento della magia e l'interazione con il pubblico, sembra a tratti più un aggiornamento di una regia classica che una creazione totalmente nuova. Questo non toglie valore all'abilità con cui Lalli ha saputo rendere viva e dinamica la scena, dimostrando che, anche in un contesto di "ammodernamento", è possibile sorprendere e catturare lo spettatore con scelte pregevoli e intelligenti.


Questa Cenerentola è stato quindi un buon successo che è stato ben applaudito dal pubblico, formato (data l'opera e la fascia oraria dello spettacolo) anche da numerosi bambini.



 

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