L'Elisir d'Amore • Quatrini
- Lorenzo Giovati
- 25 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Parma, Teatro Regio. 22 Marzo 2024 (Aggiornamento Terza Recita)
Dopo aver assistito alla prima rappresentazione de “L’Elisir d'Amore" al Teatro Regio di Parma, di cui ho scritto la recensione, sono tornato a risentirlo una settimana dopo, in occasione della terza recita, per meglio verificare l’impressione che avevo riportato, non fosse altro perché, non di rado, il succedersi della recite determina un progressivo miglior rodaggio dello spettacolo. E ho fatto bene perché ho così potuto riscontrare significativi miglioramenti, che mi inducono a correggere in parte alcune percezioni che avevo avuto assistendo alla serata inaugurale.
Soprattutto, a proposito della regia di Daniele Menghini, che questa volta ho potuto vedere da una prospettiva frontale, anziché dal palco laterale di quarta fila che occupavo in occasione della prima, e che mi ha maggiormente convinto. Innanzitutto, ho potuto ancor meglio apprezzare l’accuratissimo lavoro che è stato fatto per la preparazione dei costumi e delle scene, che sono forse il punto di maggior pregio dell’allestimento. Per quanto concerne invece la regia, la quale gravita, come già ho scritto, su un’idea in sé interessante, consistente nel trasporre la vicenda amorosa di Nemorino da un piano reale ed estroverso ad un piano fantastico ed introverso, mi è apparsa più sensibile al valore musicale in scena di quanto io non avessi colto alla prima rappresentazione, sebbene realizzi un approccio registico sul quale mantengo delle riserve, perché tende a sovrapporre all’impianto dell’opera una storia che non le appartiene. Vi è però che la vicenda trasposta, nonostante sia il frutto della creatività del regista, non si discostava significativamente rispetto a quella dell’opera e, soprattutto, non era invasiva, come a volte mi accade di vedere; i cantanti erano posizionati in scena con attenzione, perché potessero esprimersi senza aggiuntive difficoltà; i loro movimenti scenici erano studiatamente compatibili con le necessità del canto. Ciò dimostra, a mio avviso, un’attenzione registica che non è sempre scontata e la presenza di un regista d’opera, non semplicemente di teatro. Mi è rimasta però la sensazione, già espressa, che l’impostazione scenica, in sé stessa malinconica, abbia il limite di non assecondare l’emersione, e dunque anche l’apprezzabilità, della genuinità, della leggerezza e della freschezza che caratterizzano l’ispirazione donizettiana e che fanno parte del DNA dell’opera. Forse, sarebbe stato necessario che a questa regia facesse da contrappunto una più elevata caratura esecutiva e interpretativa, in grado di integrare la narrazione registica con una complementare, ma diversa, narrazione musicale, che invece ha confermato, anche alla terza rappresentazione, i pregi ed i limiti di cui già ho scritto.
Non senza però rimarcare che in questa terza rappresentazione il rapporto tra la buca e il palcoscenico mi è sembrato sensibilmente migliorato rispetto alla prima, in cui avevo colto qualche più evidente sfasatura, a dimostrazione di quanto ho scritto in apertura.
Sono comunque molto contento di aver fatto questo secondo ascolto.
La recita è stata trasmessa su Opera Streaming.