Brahms e Mendelssohn • Currentzis
- Lorenzo Giovati
- 6 ore fa
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Verbier, Salle des Combins. 2 Agosto 2025.
Ogni estate, tra la metà di luglio e l’inizio di agosto, le Alpi svizzere diventano il palcoscenico di uno degli appuntamenti più prestigiosi della musica classica internazionale: il Festival di Verbier. A 1500 metri di altitudine, nella cornice raccolta e al tempo stesso maestosa delle 4 Vallées, si ritrovano alcuni tra i più grandi interpreti del panorama mondiale, insieme a giovani talenti, dando vita a una rassegna imperdibile.
Tra gli appuntamenti conclusivi dell’edizione di quest’anno, dopo il successo riscosso il 31 luglio, è tornato a Verbier il maestro Teodor Currentzis, personalità tra le più discusse e magnetiche della scena musicale contemporanea, capace di catalizzare l’attenzione come pochi altri direttori. Il programma proposto accostava due pagine di indubbio fascino e dalla forte personalità: il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn.
Nella prima parte della serata, il maestro Currentzis ha condiviso il palco con il violinista belga-russo Marc Bouchkov, dotato di una tecnica impeccabile, che mai si è trasformata in freddo virtuosismo, che estrae dal suo strumento un suono ampio e vellutato. La sua lettura del Brahms è stata esemplare per equilibrio: ogni frase è fluita con naturalezza, senza mai perdere tensione espressiva, e il rapporto con l’orchestra è stato di costante dialogo, più che di contrapposizione. Nel primo movimento (Allegro non troppo), Bouchkov ha saputo restituire l’imponente architettura brahmsiana senza irrigidirla. Nel secondo (Adagio), il fraseggio è diventato un filo sottile, quasi sospeso, con un suono mai eccessivamente vibrato, ma intriso di calore. Nel terzo (Allegro giocoso, ma non troppo vivace), il violino ha trovato una brillantezza naturale, priva di ostentazione, che ha condotto l’opera a una chiusura in perfetto equilibrio.
Dal podio, il maestro Currentzis lo ha accompagnato con un’attenzione maniacale al dettaglio, scolpendo ogni passaggio orchestrale con precisione assoluta: l’attacco serrato e lucidissimo del primo movimento, il respiro lirico e la trasparenza cameristica del secondo, la vitalità sfrenata del terzo. Ne è scaturita un’interpretazione di rara coesione, in cui il virtuosismo del solista e la visione del direttore si sono intrecciati in un disegno unitario e convincente.
Dopo il concerto Bouchkov ha proposto il secondo movimento ("Sanse Rustique") dalla Sonata n.5 di Eugene Ysaye, eseguita con grande virtuosismo.
La seconda parte del concerto ha introdotto un radicale cambio di atmosfera, con la “Italiana” di Mendelssohn. Qui il maestro Currentzis ha dispiegato tutte le sue qualità di musicista visionario, lavorando sulla ricerca timbrica con un’attenzione quasi tattile. L’attacco del primo movimento (Allegro vivace) è stato un’esplosione di luce, fatta di tempi sostenuti, ma mai febbrili, di una chiarezza delle linee melodiche che ha lasciato emergere l’intreccio contrappuntistico senza sacrificare la freschezza dell’insieme. Nel secondo movimento (Andante con moto), il carattere processionale è stato reso con un passo grave e intenso, non però eccessivamente pensoso, che ha magistralmente restituito l’ombra malinconica nascosta dietro l’apparente semplicità della melodia. Il terzo movimento (Con moto moderato) ha avuto poi la leggerezza di una danza elegante, sospesa tra grazia e introspezione. Il finale (Presto), incandescente e vorticoso, è stato infine condotto con un controllo ferreo dell’orchestra, senza che mai fosse perso il filo della precisione ritmica: un trionfo di energia canalizzata, più che liberata, in frenesia.
Sul palco, la Verbier Festival Chamber Orchestra ha dato prova di una compattezza sorprendente: pur in organico ridotto, ha saputo proiettare un suono ampio, duttile e luminoso. Il maestro Currentzis, con il suo gesto netto e teatrale, è riuscito a modellare l’ensemble come se avesse tra le mani le sue formazioni di riferimento (MusicAeterna o Utopia), estraendo sfumature di colore e dinamiche di rara intensità. La risposta dei musicisti è stata entusiastica: precisione negli attacchi, equilibrio tra le sezioni, capacità di passare dalla potenza sonora alla più fine trasparenza.
Il concerto si è chiuso tra applausi prolungati e richiami a più riprese, segno, non solo dell’ammirazione del pubblico per il maestro Currentzis e per Bouchkov, ma anche della consapevolezza di aver assistito a una serata in cui la qualità tecnica si è sposata con un’idea interpretativa forte e coerente. Questo appuntamento ha confermato come Verbier sappia offrire momenti che restano nella memoria per lungo tempo.