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  • Lorenzo Giovati

Beethoven, Schumann e Liszt • Lucchesini

Parma, Teatro Regio. 22 Aprile 2024.

 

Come penultimo appuntamento della propria stagione concertistica, il Teatro Regio di Parma ha proposto un recital pianistico del maestro Andrea Lucchesini che ha eseguito tre capolavori del repertorio romantico, emozionando il pubblico parmigiano


Nella prima parte il pianista pistoiese ha eseguito la sonata numero 14 di Ludwig Van Beethoven, detta "Al chiaro di Luna". Il primo movimento è stato molto toccante e delicato, in particolare nelle ultime note finali, suonate in modo deciso e profondo. Altrettanto interessante è stato anche il secondo movimento, eseguito con grazia ed eleganza, anche nel Trio, in cui è facile che il ritmo e le note basse sfocino nel triviale. Il terzo movimento, infine è stato eseguito con velocità e grandi abilità tecniche, emerse soprattutto nelle note iniziali che sono apparse molto articolate.


Successivamente il maestro Lucchesini si è cimentato nella Fantasia in do maggiore op.17 di Robert Schumann. Composizione molto complicata e che originariamente doveva essere dedicata alla costruzione di un monumento in onore di Beethoven a Bonn, che doveva essere realizzato con i proventi ricavati dalla composizione stessa. Tuttavia lo schema tradizionale della sonata beethoveniana ha probabilmente influenzato il genio creativo di Schumann solo per poco, in quanto il compositore sembra volersi cimentare in frasi musicali di più ampio respiro, dalla chiara tendenza romantica, ma anche a tratti eroica. Il maestro Lucchesini è riuscito nei tre movimenti a delineare tutti questi svariati sentimenti, utilizzando anche rallentandi prima delle note conclusive dei movimenti (sempre perentorie ma delicate e profonde) ma anche all'interno degli stessi, permettendo all'ascoltatore di immergersi nella maestosità e nell'abbraccio melodico di alcuni passaggi.


Di tutt'altro impatto è stata la Sonata in si minore S.178 di Franz Liszt che, pur essendo stata composta pochi anni dopo la Fantasia di Schumann, si presenta come una sorta di composizione ad anello in cui le note basse del pianoforte aprono e chiudono questa grande parentesi musicale, al cui interno vi sono grandi ostacoli per il pianista. La sonata, dedicata a Schumann, richiede infatti non solo grande abilità nella rapidità delle dita, ma anche nel creare i giusti contrasti tra forte e piano, veloce e lento, alti e bassi del pianoforte. In alcuni passaggi la composizione devia in virtuosistici momenti tormentati, tutti affrontati alla perfezione dal maestro Lucchesini, che ha delineato un'esecuzione opulenta nel suono e precisa nei dettagli. Sicuramente la sua esecuzione non avrebbe fatto addormentare Johannes Brahms, episodio che viene narrato da molti e che pare accadde durante l'esecuzione proprio di questo brano. D'altra parte, afferma giustamente Schumann, riguardo un altro aneddoto, "Anche dormire (durante un'esecuzione) è un certo tipo di critica".


Alla fine della sonata, sollecitato dai numerosi applausi, il mastro Lucchesini ha concesso numerosi bis, tra cui l'Improvviso (Impromptu) n. 3 di Schubert, l'Improvviso n. 2 sempre di Schubert e il diciassettesimo preludio di Chopin.


Il concerto, che purtroppo non ha riempito la sala, è riuscito comunque ad ottenere, grazie anche al bravissimo maestro Lucchesini, un meritato successo.

 


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