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Alle 100 Jahre wieder • Sokhiev

  • Lorenzo Giovati
  • 1 nov
  • Tempo di lettura: 4 min

Vienna, Musikverein. 25 Ottobre 2025.

Il 25 ottobre, alla vigilia della Festa nazionale austriaca, Vienna celebra un compleanno particolarmente caro alla propria identità musicale: quello di Johann Strauss figlio, universalmente conosciuto come il “re del valzer”. Quest’anno, poi, la ricorrenza assumeva un significato tutto speciale: due secoli esatti dalla nascita del compositore che, più di ogni altro, ha reso la capitale imperiale sinonimo di eleganza musicale e leggerezza danzante. Come avvenne nel 1925, i Wiener Philharmoniker hanno voluto rendere omaggio a Strauss con un concerto celebrativo, un evento “alle 100 Jahre wieder”, cioè “ogni cento anni”, nel segno della tradizione ma con uno sguardo attento al presente.


I festeggiamenti per il bicentenario erano in realtà iniziati già il 1° gennaio, con il Neujahrskonzert diretto da Riccardo Muti, e si sono poi distesi lungo tutto l’anno nella rassegna “Johann Strauss 2025”, che ha animato la città con spettacoli, mostre e concerti quasi ogni settimana (se non ogni giorno). Ancora una volta Vienna ci ricorda quale sia il modello da seguire per fare cultura, riconfermandosi la capitale indiscussa della musica classica, riuscendo a celebrare in modo assolutamente sublime il compositore che più ne incarna lo spirito, o meglio, come disse Massenet "ne è il profumo".


Alla guida dei Wiener Philharmoniker c’era Tugan Sokhiev, direttore di eccezionale sensibilità, già familiare al repertorio straussiano grazie anche alle sue precedenti collaborazioni con l’orchestra nel Sommerkonzert. La sua direzione, misurata e scintillante, ha saputo cogliere il carattere più nobile e autentico di questa musica.


L’ouverture da Indigo und die 40 Räuber ha aperto il concerto con un equilibrio perfetto tra teatralità e leggerezza, mettendo in risalto l’ironia quasi fiabesca di questa pagina giovanile. Sokhiev ha curato in modo particolare le transizioni e i dialoghi tra i registri orchestrali, lasciando respirare le linee con una naturalezza. Nel successivo Künstlerleben (Vita d’artista), il direttore ha privilegiato una visione più intima, facendo emergere il lato malinconico del valzer: un flusso continuo che alternava slanci e sospensioni. Più raccolta e cameristica è apparsa invece l’esecuzione di Lob der Frauen, resa con una dolcezza controllata e un suono avvolgente, che ha trovato negli archi viennesi la perfezione del timbro e del respiro. Con Geschichten aus dem Wienerwald, Sokhiev ha raggiunto uno dei vertici interpretativi della serata: il celebre dialogo tra zither (suonato da Barbara Laister-Ebner) e orchestra, spesso trattato come un momento di semplice colore, è diventato qui una raffinata conversazione tra mondi sonori, sostenuta da un’ampiezza di fraseggio magnifica. La prima parte si è chiusa con Wein, Weib und Gesang, proposta in una suggestiva versione per coro maschile, che ha conferito un tono più solenne e corale a un brano solitamente giocoso.


Nella seconda parte, l’esuberante Fest-Quadrille ha introdotto un clima di effervescenza controllata, con un ritmo scattante ma mai scomposto. È poi seguito Shani 200. Hommage an Johann Strauss di Georg Breinschmid, commissionato per l’occasione: un omaggio intelligente e spiritoso, costruito su cellule ritmiche e armoniche che citano e deformano con ironia i moduli straussiani. È stato quindi il momento di Nikola Hillebrand, giovane soprano dal timbro luminoso e dallo stile impeccabile, che ha eseguito la versione cantata del Frühlingsstimmen, una pagina resa immortale dalla celebre interpretazione di Kathleen Battle con Karajan. La Hillebrand ha cantato con fraseggio flessuoso, piena padronanza dello stile viennese e una splendida vocalità agile. Sokhiev, dal canto suo, ha accompagnato con sensibilità, restituendo quella sensazione di danza sospesa che fa di questo brano uno dei vertici assoluti del catalogo straussiano. Il Perpetuum mobile ha portato una ventata di ironia orchestrale, con i Wiener perfettamente affiatati nel gioco delle imitazioni e dei crescendo. La direzione di Sokhiev, precisa ma non rigida, ha sottolineato la struttura quasi meccanica del pezzo, culminando nel celebre finale con il suo “und so weiter” pronunciato dal podio con ironica nonchalance. Infine, l’immancabile An der schönen blauen Donau, proposto in una rara versione corale, ha coronato la serata con una nobiltà d’insieme rara: il suono degli archi, pastoso e luminoso, si è fuso con la morbidezza del Singverein der Gesellschaft der Musikfreunde in Wien, creando un impasto di velluto sonoro che è pura quintessenza viennese.


Come bis, la Vergnügungszug-Polka ha riportato il pubblico all’atmosfera più popolare e frizzante della festa: un piccolo gioiello di umorismo orchestrale, tra fischi di treno e ritmi incalzanti e quella vitalità trascinante che solo i Wiener sanno rendere con tale naturalezza.


Impeccabili, come sempre, i Wiener Philharmoniker: archi di una morbidezza che sembra respirare, fiati scolpiti e precisi, ottoni dallo splendore misurato e percussioni che danno slancio senza mai invadere. L’ensemble è apparso in forma smagliante, e il Singverein ha confermato la propria eccellenza per coesione e morbidezza timbrica.


Il vero protagonista della serata, tuttavia, è stato Tugan Sokhiev. La sua direzione ha restituito alla musica di Strauss quell’idea di leggerezza profonda, intesa non come frivolezza ma come arte dell’equilibrio delle sezioni dell'orchestra. In lui si riconosce la lezione dei grandi interpreti del passato, da Jansons a Kleiber, ma con una personalità distinta, più riflessiva. Sarebbe auspicabile vederlo presto sul podio del prossimo Neujahrskonzert, per restituire al capodanno viennese quello spirito di eleganza e invenzione che negli ultimi anni sembra essersi un po’ smarrito.


Un concerto storico, dunque, perfettamente realizzato, che ha saputo rendere omaggio a Johann Strauss II nel modo più bello e autentico possibile.


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