top of page

Rihm e Mahler • Chailly

  • Lorenzo Giovati
  • 20 ago 2024
  • Tempo di lettura: 6 min

Lucerna, KKL. 16 Agosto 2024.

Dopo la fine del Festival di Verbier, che normalmente si chiude nei primi giorni di Agosto, trascorrono un paio di settimane prima che un altro grande festival svizzero prenda il via, ovvero quello della splendida città di Lucerna, che quest'anno si è aperto con qualche giorno di ritardo rispetto all'anno scorso. Ad inaugurarlo è stato il suo direttore artistico, Riccardo Chailly, che l'anno scorso dovette lasciare il posto al maestro Paavo Järvi (che diresse una splendida terza sinfonia di Mahler) per motivi di salute.


Come lo scorso anno la prima parte del concerto è stata dedicata ai saluti iniziali del Presidente del Consiglio della fondazione Markus Hongler, del direttore del Festival Michael Haefliger e della "composer-in-recidence" Lisa Streich, oltre ad un rappresentante del mondo politico svizzero, il consigliere federale Beat Jans. Tra un saluto e l'altro (rigorosamente tutti in tedesco), è stato inserito un brano commissionato appositamente dal Festival per il ventesimo anniversario dell'Accademia del Festival di Lucerna, la cui orchestra lo ha eseguito sotto la guida dalla direttrice Johanna Malangré. Il brano, il cui giudizio tecnico mi riesce difficile esprimere, trattandosi di una musica contemporanea che non mi familiare, mi è parso comunque piacevole all'ascolto, forse anche perché, in alcuni passaggi, pareva evocare il ritmo e la cadenza di un valzer viennese, ricordando vagamente La Valse di Ravel. Una piacevole sorpresa è stata la presenza, non solo sul palco, ma anche in sala dei musicisti, disposti appositamente per creare un suono avvolgente.

 

Nella seconda parte, invece, è salita sul palco l'Orchestra del Festival di Lucerna in organico ridotto e con una disposizione particolare, che ha visto i clarinetti seduti alla sinistra del direttore, dove solitamente siedono i violini. Il maestro Chailly è successivamente salito sul podio e ha preso la parola per pochi attimi, ricordando il compositore Wolfgang Rihm, scomparso qualche settimana fa. Il compositore tedesco è stato dal 2016 direttore artistico dell'Orchestra dell'Accademia del Festival di Lucerna, fondata da Pierre Boulez. Per ricordare Rihm, che Chailly ha definito "un intellettuale senza intellettualismi", i musicisti dell'orchestra hanno eseguito il brano Auszüge aus Ernster Gesang, composto per la morte del padre nel 1996.

 

Dopo l’ingresso di tutti i musicisti, è iniziato il concerto vero e proprio con l’esecuzione della magnifica Settima Sinfonia di Gustav Mahler, repertorio che il maestro Chailly conosce profondamente e che ha affrontato in numerose occasioni. La sua interpretazione di Mahler si distingue per un approccio rigoroso e scrupoloso, che privilegia la trasparenza della struttura musicale e l’assoluta fedeltà alla partitura. Chailly dipana un’analisi precisa dei dettagli, mantenendo un controllo saldo delle dinamiche e dei tempi ed evitando di indulgere in eccessi sentimentali. Ne è scaturita un’esecuzione della settima sinfonia molto analitica, sviluppata su tempi corretti e mai dilatati e molto attraversata da contrasti nei piani e nei volumi sonori. Un settima sinfonia, per fare un paragone, molto diversa rispetto a quella che il maestro Andris Nelson, la cui vocazione mahleriana si sta rivelando eccelsa, ha proposto nella sua recente esecuzione viennese alla guida dei “soliti” Wiener Philharmoniker, che è apparsa assai più calda ed emotiva ed in cui l’utilizzo di tempi più distesi e di dinamiche più morbide ha conferito alla partitura un tono decisamente più romantico e lirico, ponendo in evidenza anche aspetti più profondamente espressivi della musica mahleriana, soprattutto nei tre movimenti centrali. Si tratta, sia chiaro, di approcci interpretativi entrambi validissimi, anche perché realizzati in modo eccellente, che si pongono peraltro nel solco della tradizione esecutiva delle opere di Mahler, da sempre caratterizzato, ora da letture analitiche e più orientate a coglierne la tensione verso la modernità novecentesca  (ad esempio, quelle di Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli o di Pierre Boulez), ora da letture emotive, più propense invece a declinare l’analisi della complessa struttura musicale mahleriana entro un mondo di evocazioni e suggestioni sonore e emozionali (ad esempio quelle, soprattutto ultime, di Leonard Bernstein). In questo contesto, Chailly è parso quindi porsi nel solco dell’esperienza di Claudio Abbado, a cui, tra l’altro il concerto era dedicato (in commemorazione dei dieci anni dalla sua scomparsa), non solo nella direzione artistica del festival, ma anche nella sua idea mahleriana, che è apparsa comunque definita in modo eccellente ed estremamente professionale.

 

Il primo movimento ha colpito per i contrasti dinamici estremamente marcati tra i passaggi in forte e quelli in piano, che sono stati resi con grande sensibilità e cura. L'orchestra, guidata con maestria, ha saputo rispondere a queste sfumature dinamiche con un suono limpido, compatto e, al contempo, ricco di colore, dimostrando un'attenzione quasi chirurgica nella modulazione delle dinamiche. In questo contesto, ha spiccato in modo particolare la brillante esecuzione di Daniele Morandini all’eufonio. Eccellente è stata anche la sezione delle percussioni, che in una sinfonia così ricca di strumenti a percussione (campane, gong, campanacci in e fuori scena, piatti, timpani, grancassa, glockenspiel, triangolo, fruste, tamburello e rullante), è stata determinante per la riuscita del concerto.

 

Il secondo movimento, la Nachtmusik n. 1, ha evocato un’atmosfera decisamente bucolica, in cui il tempo moderato scelto da Chailly ha offerto il giusto respiro per cogliere le delicate sfumature della musica. Le dinamiche vivaci, alternate con eleganza, hanno sottolineato la leggerezza quasi giocosa di alcuni passaggi. La parte centrale è stata resa in modo estremamente cantabile, con un fluido equilibrio timbrico: gli archi, morbidi e avvolgenti, si sono intrecciati con i fiati in un insieme armonioso. Solo verso la fine, le armonie e le melodie già proposte sono state scomposte e rese più misteriose, interpretando perfettamente la volontà di Mahler, che pare si sia ispirato al quadro "La Ronda di Notte" di Rembrandt per la composizione del movimento. Eccellenti sono stati i fiati, in particolare l’oboe e il clarinetto, che all'inizio del movimento si sono destreggiati con grande tecnica nella difficilissima scrittura mahleriana.

 

Nel terzo movimento, lo Scherzo, il maestro Chailly ha offerto un’interpretazione vivace e incisiva, in cui la precisione ritmica è stata eseguita con un equilibrio perfetto tra energia e controllo. In particolare, il timbro quasi grottesco della tuba e del fagotto è stato decisivo nel creare quella sensazione di inquietudine che permea l’intero Scherzo. Il loro intervento, marcato e tagliente, ha conferito un colore teatrale e vagamente caricaturale al movimento. Questo brano è inoltre ricco di riferimenti alla musica popolare tedesca, che Mahler evoca spesso nelle sue partiture

 

Il quarto movimento, la Nachtmusik n. 2, si è aperto con un delicato assolo del primo violino, che è sembrato alludere al celebre tema dell' “Amami Alfredo” da La Traviata di Verdi. L'interpretazione del maestro Chailly è stata espressa su un tempo equilibrato e ben calibrato, che ha creato un clima suggestivo e sereno, in cui ogni dettaglio strumentale era bilanciato con cura, anche se il direttore ha preferito evitare eccessive variazioni espressive. Il risultato è stato comunque quello di un’esecuzione di grande coerenza e finezza, dove il carattere romantico del movimento è emerso in tutta la sua eleganza. Gli interventi della chitarra, dell'arpa e del mandolino hanno aggiunto un colore delicatamente nostalgico (con anche qualche riferimento all'Adagetto della quinta sinfonia). L’insieme orchestrale ha funzionato come un organismo perfettamente integrato: gli archi, vellutati e cantabili, hanno dialogato con il resto dell'orchestra in modo naturale e fluido, sostenuti dal contributo impeccabile della sezione dei corni, che ha aggiunto profondità e nobiltà al discorso musicale.

 

Il quinto movimento si è aperto con un assolo di timpani di straordinaria vivacità e precisione, eseguito con maestria da Raymond Curfs, timpanista della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks. Subito dopo, i corni si sono uniti con veemenza, amplificando l’impeto iniziale e creando un impasto sonoro di grande potenza e brillantezza. Mahler, in questo movimento conclusivo, non risparmia certo sull'uso dell’orchestra: le percussioni e gli ottoni sono sfruttati al massimo, dando vita a un suono imponente, quasi implacabile, che travolge e affascina allo stesso tempo. La scrittura orchestrale è ricca e densa, con riferimenti colti e allusioni ironiche. Tra questi, spiccano i richiami al preludio de I Maestri Cantori di Norimberga di Wagner, in cui si percepisce una certa grandiosità, così come le strizzate d’occhio alla tradizione viennese delle polke della famiglia Strauss, che introducono un elemento giocoso e brillante. La coda del movimento, segnata da un brusco cambio tematico che riporta in primo piano il tema iniziale, si è trasformata in un tripudio sonoro, reso particolarmente efficace dall’uso delle campane e dei campanacci, che hanno aggiunto un carattere di apoteosi alla conclusione. In questo finale possente, ogni dettaglio è stato curato con precisione, sino  a culminare in un’ultima nota splendidamente marcata, dopo un preciso diminuendo. Questo dettaglio, eseguito con grande efficacia, ha riconfermato la profonda attenzione del maestro Chailly al rispetto della partitura e la sua capacità di non cedere alla tentazione di forzare l’effetto. Solo un genio come Leonard Bernstein aveva osato introdurre, dopo il diminuendo, un breve crescendo per condurre con trasporto all’ultima nota. Chailly, invece, ha optato per un approccio più rigoroso e diretto, ottenendo un impatto comunque potentissimo.

L'Orchestra del Festival di Lucerna non poteva che riconfermarsi come l'unione dei migliori musicisti di tutte le orchestre europee, quindi come un ensemble di livello elevatissimo, che tiene testa alle migliori orchestre del mondo.

 

L'esito del concerto è stato eccellente, meritando la standing-ovation. Il Festival di Lucerna

si è quindi inaugurato al meglio. 



  • Instagram
  • Facebook

Powered and secured by Wix

bottom of page