La fille du Regiment • Pidò
- Lorenzo Giovati
- 31 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Milano, Teatro alla Scala. 24 Ottobre 2025.
Una Fille du régiment trascinante e perfettamente equilibrata è stata quella andata in scena al Teatro alla Scala, dove ogni elemento del palcoscenico ha trovato la propria giusta collocazione: orchestra, voci, coro e regia hanno concorso alla creazione di uno spettacolo coeso, musicalmente solido e teatralmente irresistibile.
Il palcoscenico è stato il vero punto di forza di questa proposta scaligera.
Julie Fuchs ha brillato nei panni di Marie. La cantante francese ha dominato la scena con una presenza magnetica, unita a una naturalezza e un'agilità vocale ammirevoli. Gli acuti sono risultati sempre impeccabili, sostenuti da una voce chiara, agilissima e molto ben controllata sul piano tecnico. Il fraseggio, curato e vario, ha conferito spessore al personaggio, senza rinunciare a quella vena caricaturale che ne definisce la freschezza scenica. Una prestazione di assoluto rilievo, firmata da un’artista di gran classe.
Juan Diego Flórez ha confermato ancora una volta la sua perfetta aderenza al ruolo di Tonio, personaggio che gli appartiene come pochi altri. Scenicamente conserva la freschezza e la leggerezza che da anni lo contraddistinguono, mostrando una disinvoltura che sembra inesauribile. Vocalmente, il celebre tenore peruviano mantiene una linea elegante, agile e luminosa: i nove do di “Ah! mes amis” sono arrivati puntuali e smaglianti, nel contesto di un’interpretazione vivace e, a tratti, esuberante. Una prova magnifica per quello che resta, a tutti gli effetti, un suo ruolo-simbolo.
Pietro Spagnoli è stato un Sulpice di straordinaria intelligenza musicale e teatrale. La sua precisione vocale e la chiarezza del fraseggio si sono unite a una naturalezza scenica che ha reso il personaggio irresistibilmente vivace e divertente, sempre con misura e mai con volgarità. La sua simpatia nasce dall’arte del dettaglio: dai toni modulati, ai tempi comici perfettamente calibrati, fino al modo in cui scolpisce la parola. Ogni inflessione, ogni gesto e ogni sguardo sembrano frutto di un lavoro minuzioso, ma spontaneo, da autentico uomo di palcoscenico.
Geraldine Chauvet ha dato vita a una Marquise de Berkenfield di raffinata eleganza, scenicamente credibile e vocalmente omogenea, mentre Pierre Doyen ha offerto un Hortensius brillante e spigliato, con una simpatia genuina e una presenza scenica sempre misurata.
Barbara Frittoli, accolta da una vera ovazione, ha reso la Duchesse de Krakenthorp con grande ironia e finezza, dominando il ruolo prevalentemente recitato con intelligenza e con charme impeccabile.
Ottimi anche i ruoli di contorno: Emidio Guidotti (Le Caporal), Aldo Sartori (Un paysan) e Federico Vazzola (Un notaire) hanno completato con professionalità un cast di livello elevatissimo.
Qualche isolata contestazione ha toccato, in modo ingeneroso, il maestro Evelino Pidò, direttore di solida esperienza, con una profonda conoscenza del repertorio. La sua concertazione, sebbene talvolta leggermente pesante, ha tuttavia garantito chiarezza d’intenti, brillantezza ritmica e una grande attenzione al respiro dei cantanti, riuscendo a coniugare equilibrio e teatralità.
L’Orchestra del Teatro alla Scala ha risposto con precisione e calore, in particolare nella sezione degli archi, e il Coro preparato da Alberto Malazzi si è confermato compatto, potente e impeccabile per dizione e intonazione.
La regia di Laurent Pelly, ormai un punto di riferimento della moderna messinscena donizettiana, resta un esempio brillante di intelligenza teatrale: ironica, ma mai eccessiva, colorata, ma mai sovrabbondante. I costumi, vivaci e curatissimi, hanno accompagnato la caratterizzazione dei personaggi con gusto e coerenza; irresistibile il finale con il carro armato.
Uno spettacolo di straordinaria coesione, animato da interpreti di prima classe e da una regia brillante: una Fille du régiment elegante e pienamente riuscita.






























