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Dvorak e Stravinsky • Boreyko

  • Lorenzo Giovati
  • 24 nov 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Parma, Auditorium Paganini. 15 Novembre 2024.

La sera del 15 novembre, l’Auditorium Paganini ha accolto un pubblico numeroso per il nuovo appuntamento della stagione della Filarmonica Toscanini. Sul podio è solito il maestro Andrey Boreyko per dirigere un programma che abbracciava due mondi musicali distinti: da un lato, le melodie avvolgenti e popolari di Antonín Dvorak; dall’altro lato, l’audace sperimentazione ritmica e coloristica di Igor Stravinsky. Già eseguito la sera precedente a Ferrara, il concerto ha portato a Parma una proposta musicale ben costruita, che riconferma l’impegno della Filarmonica Toscanini nel formulare in città (dove dal 1813 regna la lirica) una proposta sinfonica interessante.


La prima parte del concerto ha registrato anche il ritorno della bravissima violoncellista Miriam Prandi (in sostituzione del designato, ma indisposto, Mischa Maisky), che, meno di un mese prima, aveva incantato il pubblico del Teatro Regio in un'esibizione al fianco del maestro Teodor Currentzis. Quella serata memorabile è ancora viva nella memoria per l'intenso impatto emotivo che ha lasciato. Questa volta, con il Concerto per violoncello e orchestra di Antonín Dvořák, Miriam Prandi ha avuto modo di mettere in luce, non solo il suo straordinario virtuosismo tecnico, ma anche una capacità interpretativa di rara profondità.

Il capolavoro di Dvořák, con le sue linee melodiche cantabili e i passaggi virtuosistici spesso intrecciati con la voce dell’orchestra, ha trovato nella Prandi un’interprete sensibile e di talento. Dal lirismo struggente del primo movimento, passando per la dolce introspezione dell’Adagio, fino alla vitalità del Finale, la violoncellista ha saputo restituire una lettura intensa e ricca di sfumature. Il secondo movimento, in particolare, si è distinto per l’equilibrio tra l’intimità espressiva e una chiarezza tecnica impeccabile, che ha messo in risalto la cantabilità innata della partitura.


La direzione del maestro Andrey Boreyko, pur mostrando solidità e controllo, non ha sempre esplorato con sufficiente profondità le sfumature dinamiche della partitura. L’orchestra, ben bilanciata e molto coesa con la solista, ha offerto un accompagnamento comunque preciso, ma non sempre è riuscita a variare con efficacia la tavolozza dinamica, soprattutto nei "piano" e nei "pianissimo", fondamentali per esaltare i contrasti caratteristici della scrittura di Dvořák.


Il pubblico ha tributato a Miriam Prandi e al maestro Boreyko calorosi applausi al termine di una ragguardevole esecuzione, impreziosita da due bis da parte della solista: Dolcissimo di Peteris Vasks (già proposto al Teatro Regio) e il Menuet dalla prima Suite per violoncello di Bach.


Dopo la pausa, il maestro Boreyko è tornato sul podio per eseguire la suite de L'uccello di fuoco di Igor Stravinsky, uno dei brani più emblematici del repertorio moderno. La direzione è apparsa solida, capace di mantenere un buon equilibrio tra le sezioni orchestrali e di sottolineare i contrasti caratteristici della scrittura stravinskiana. Nei momenti più lirici e sommessi, come l’"Introduzione" e la "Danza delle Principesse", il gesto del maestro si è rivelato misurato, con un’attenzione al colore orchestrale che ha restituito atmosfere di fascino. Nei passaggi più vivaci, invece, come la "Danza infernale" e il "Finale", l’approccio di Boreyko ha mantenuto una certa vivacità ritmica, pur con alcuni momenti incerti.

Proprio nella "Danza infernale" si è percepita infatti una certa mancanza di coesione, in particolare nella sezione degli ottoni, dove un lieve disorientamento ha parzialmente compromesso l’impatto drammatico del momento. Nonostante questo episodio, la direzione del maestro è riuscita a estrapolare dall’orchestra un suono tendenzialmente rotondo e privo di sbavature, con una cura evidente per l’equilibrio timbrico. La suite di Stravinsky ha trovato una lettura complessivamente buona, in cui Boreyko ha saputo valorizzare le qualità dell’orchestra, pur senza imprimere alla performance una cifra interpretativa particolarmente distintiva.


Il pubblico ha accolto l’esecuzione con applausi calorosi, apprezzando il suono pieno e ben strutturato che ha caratterizzato l’intera serata. La Filarmonica Toscanini, sotto la guida del maestro Boreyko, ha confermato una apprezzabile solidità tecnica e una buona sintonia complessiva, regalando al pubblico un appuntamento piacevole e artisticamente pregevole.


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